Alberto Rossi, primo cittadino di Seregno, qualcuno lo descrive come il Re Sole. Forse per la sua ostinazione nel giustificare se stesso e la maggioranza, dopo il rinvio a giudizio. Una sorta di onnipotenza congenita. Lo scandalo della vendita di Aeb, società pubblica ad un privato, è un’operazione che grida vendetta. Ma a guardarlo bene e pure senza filtri, Rossi assomiglia a qualcun’altro. A Giovanni Muciaccia. Quello di Art Attack per intenderci. L’eroe delle forbicine con la punta arrotondata, ma soprattutto del Vinavil. Questo per la sua propensione a rimanere incollato alla poltrona di primo cittadino della città nonostante sia stato rinviato a giudizio con accuse molto gravi per un amministratore pubblico. Quasi tutti i politici sono “imbullonati” al potere, del resto. Almeno nella visione corrente della sinistra. La stessa che a Seregno ha vinto le elezioni raccontando di essere migliore degli avversari. Non uguale, ma migliore. Ora il primo cittadino si spende sui social a piene mani facendo squadra dentro e fuori il Palazzo del potere, con tutti i correligionari rossi. Una giustizia autoassolutoria solamente quando riguarda qualcuno di loro. Giustizialista e forcaiola per gli avversari. Hanno la memoria corta evidentemente. “L’opposizione è divisa, noi siamo uniti” urlano a squarciagola. Dietro a uno rinviato a giudizio per turbativa d’asta. Dico io. Un po’ come le monetine dell’Hotel Raphael di Roma contro Bettino Craxi durante Tangentopoli. Qualcuno della sinistra cambia idea tenendo le mani in tasca a seconda di chi esce dall’hotel. Da Re Sole ad Alvaro Vitali il passo può essere breve. Nel caso di Rossi quasi nullo. Solo che adesso c’è poco o nulla da ridere…
L’editoriale del direttore Marco Pirola: “Seregno, da re Sole ad Alvaro Vitali il passo è breve”
L'editoriale del direttore Marco Pirola: "Seregno, da re Sole ad Alvaro Vitali il passo è breve"