Non sarai mica matto a fare un editoriale su il Cittadino e parlare di droga e alcol? Sì, forse lo sono. E se servisse ad eliminare la dipendenza dalle due piaghe d’Egitto dei nostri tempi, come lo sono droga e alcol, lo farei tutti i giorni.
Avrei potuto scegliere tanti argomenti più leggeri, frivoli acchiappa like come dicono quelli che parlano bene e scrivono ancora meglio. Ma girarmi dall’altra parte, no. Non l’ho mai fatto. Non ci riesco. Anche se l’argomento è scomodo e fastidioso.
Tre su quattro adolescenti brianzoli trovano “normale” fumare spinelli o similari. Bere alcol sino all’eccesso poi è considerato più che normale. Altre cifre disegnano un panorama in bianco e nero troppo spesso trascurato che sta diventando accettato, condiviso. All’interno di questo giornale troverete questi e altri dati che dipingono una faccia di una Monza nascosta, oscura che fa assomigliare la terza città della Lombardia ad un quadro a tinte fosche. Come di quelli di Rembrandt. Una legittimazione dell’abitudine, della dipendenza, che preoccupa anche le Forze dell’ordine e non solo.
Le famiglie, instupidite da messaggi sociali non proprio confortanti, finiscono per subire e sopportare il peso di questa realtà. E come spesso va a finire? Come quel mio amico che lunedì è stato accompagnato in una Comunità per disintossicarsi. Gli occhi tristi, vuoti e la domanda malinconica prima di salutarci: ce la farò Marco? Ho voluto rispondere con un abbraccio forte e il silenzio. Non ho avuto coraggio di mentire spargendo false speranze. Non potevo. Questo scritto è anche per lui. Per quella risposta che non gli ho dato. Però spero tanto che ce la faccia. Forza Luca…