Checco Zalone che di politica non se ne intende, ma di risate sicuramente sì, avrebbe commentato la vicenda con una battuta lapidaria delle sue: “Ma questo qui è del mestiere?”. Il milanese Bartolomeo Corsini, direttore generale della Villa Reale, nel Consiglio comunale dell’altro giorno, ha provato a spiegare ai monzesi cosa è Monza e come deve essere il parco. Un pesce, lo ha definito lui. Il set di Guerre stellari, devono aver capito gli altri. Certi lunedì, pulito il cesso di Trainspotting, dico io. Del resto ci aveva già provato Sant’Ambrogio (mica un Marco Pirola qualunque) a spiegare Monza ai monzesi. Con scarsi risultati. Mi dicono.
E pensare che Ambrogio era ed è Ambrogio. Non quello della pubblicità, ma uno dei pilastri della cattolicità ambrosiana. Simbolo dell’imperialismo teologico ambrosiano che voleva “piegare” i miei antenati concittadini ai voleri di Milano. Rido. Figuriamoci se ci può riuscire uno come Corsini che santo non è (perlomeno non ancora o per fortuna nostra…) ma è un semplice funzionario capitato da queste parti per giochi di potere che hanno sede altrove. Proprio a Milano. Guarda caso.
Il suo intervento in aula ricco di fantasia e povero di spirito è sembrata una “supercazzola” degna di Ugo Tognazzi in “Amici miei” più che un serio tentativo di approccio ai problemi della Villa e dintorni verdi. Una paginetta natalizia di buone intenzioni destinate a rimanere tali. “Monza, piccola Monza, piccolina e maledetta.. sarai sempre governata da ragazzini”. Ho tradotto in italiano per i non indigeni come il sottoscritto le parole del santo nella speranza che i milanesi come Corsini capiscano. Non vorremmo che pure a sto giro il santo milanese ci avesse preso ancora una volta…