L’India dovrà affrontare una grave inflazione, dato che la valuta del Paese ha registrato un calo record. Questo ha fatto sì che gli analisti e le autorità competenti prendessero la cosa sul serio come il “taper tantrum” del 2013.
La rupia indiana è la terza valuta più debole in Asia negli ultimi mesi. La moneta indiana è ora pari a 80 dollari, il che ha aumentato i rischi economici del Paese.
Centinaia di investitori stanno ritirando le loro azioni nazionali e il totale dei deflussi è salito a 29 miliardi di dollari quest’anno. Molti analisti hanno individuato i rischi legati all’attuale crollo della rupia indiana.
Alcuni dei principali rischi sono:
– Bilancio aziendale
– Una valuta più debole danneggerà la redditività delle imprese in settori come l’acciaio, l’elettronica e i trasporti che dipendono in modo significativo dalle materie prime importate. – L’aumento delle spese inciderà sulla redditività del Paese e ridurrà i margini.
– Rischi di inflazione
Una ricerca della Reserve Bank of India ha rilevato che un aumento dell’inflazione di 20 punti base deriva da un calo del 5% del valore della rupia. Essendo uno dei maggiori importatori di energia al mondo, il Paese è suscettibile alle variazioni del tasso di cambio e agli shock dei prezzi a livello mondiale. Con un calo della rupia di circa il 7%, non è certo che si verifichi una rapida traslazione dell’indebolimento dei prezzi delle materie prime a livello mondiale.
Squilibrio commerciale
È improbabile che le esportazioni possano compensare questa situazione, dato che la crescita globale sta rallentando a causa dei timori di recessione. A causa soprattutto della maggiore spesa mensile per le importazioni, oltre 60 miliardi di dollari, lo squilibrio commerciale dell’India ha raggiunto livelli storici negli ultimi due mesi. Una valuta debole non contribuisce ad aumentare la competitività degli esportatori dell’Asia meridionale, mentre le altre valute scendono parallelamente.
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