Ma cosa stanno diventando le nostre città? Anche in un territorio un tempo sinonimo di operosa tranquillità, come la Brianza, si susseguono, negli ultimi tempi, notizie sulle “prodezze” delle cosiddette “baby gang”. Anche il centro del capoluogo, Monza, una volta salotto buono dove chiunque poteva passeggiare serenamente tra vetrine e caffè, al riparo dalla frenesia delle grandi metropoli, non sembra più quello di un tempo.
Negozianti preoccupati, avventori molestati, esercenti che, addirittura (come abbiamo riportato sulle pagine de il Cittadino) ricorrono alla vigilanza privata per sentirsi più sicuri. Certo, non è il Bronx, ma che la sicurezza percepita sia inferiore al passato appare un dato cristallino. Sbaglia, tuttavia, chi ritiene che la colpa sia di questa o quella amministrazione comunale. Perché, in realtà e come ci dicono le cronache che giungono da tutta Italia, la problematica è molto più vasta e, forse, generalizzata.
Non occorre essere degli esperti di pedagogia per capire che ci troviamo di fronte a un problema enorme. La nostra gioventù, privata in molti casi di speranze, sogni e possibilità oggettive, si trova schiacciata tra un orizzonte denso di nubi e, soprattutto, un presente privo di punti di riferimento. E i risultati, purtroppo, sono catastrofici.