Lette alcune mail e visti alcuni commenti sui social network, ho notato con piacere che il mio editoriale della scorsa settimana, quello relativo al pasticcio della Fan Zone per il Gran Premio d’Italia di Formula 1 a Monza, ha fatto discutere. Dico “con piacere” perché proprio questo è lo scopo degli articoli d’opinione: generare e stimolare il dibattito, il confronto tra differenti visioni. Quando ciò non accade significa che l’obiettivo è stato mancato. Fatta questa doverosa premessa, devo dire anche che mi ha fatto sorridere l’essere stato additato da qualcuno come un “difensore dell’Autodromo a prescindere”.
Nessuno, tantomeno il sottoscritto, ha mai contestato il fatto che nella gestione della faccenda qualche pecca, da parte degli organizzatori, vi sia stata. Lo dicono i fatti. Allo stesso tempo, però, mi permetto di rivendicare il diritto di contestare un malcostume peculiare alle nostre latitudini: l’incapacità di fare quadrato quando è necessario tutelare l’interesse nazionale. Perché, se in gioco c’è un evento che, in termini di indotto economico, porta sul territorio svariate decine di milioni di euro (questo dicono le stime circolanti), a fronte di disagi limitati ai tre giorni della manifestazione (non stiamo parlando di opere dall’impatto permanente), è di questo che si sta discutendo. Soprattutto in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo.