L’editoriale del direttore: Fan Zone, quel pasticcio burocratico che andava evitato

Una vicenda grottesca che ha esposto nuovamente le imbarazzanti inefficenze del nostro sistema di fronte al mondo.
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

Un cantiere sequestrato, il ricorso ai tribunali, la burocrazia che rallenta e appesantisce ogni procedura, le immancabili polemiche: la grottesca vicenda (nata dalla segnalazione di un ignoto e solerte signore, poi rilanciata da un comitato su un gruppo Facebook) della realizzazione della Fan Zone per il Gran Premio d’Italia di Formula 1 a Monza (che, è bene sottolinearlo, non è un capriccio degli organizzatori per il centenario dell’impianto ma un format previsto per tutti gli appuntamenti presenti nel calendario iridato della massima categoria dell’automobilismo sportivo), fortunatamente sbloccatasi a poche ore dall’inizio del programma ufficiale, ha purtroppo esposto, per l’ennesima volta, le imbarazzanti inefficenze del nostro sistema di fronte al mondo.

Tanto da far dichiarare al Ceo della società che organizza il campionato, Stefano Domenicali (che pure con la Brianza ha un discreto rapporto) che «non è solo la storia che permette ai promotori di avere un Gp nel Mondiale». Certamente il mese intero servito a sbloccare i lavori per un campo da padel provvisorio non è il migliore dei biglietti da visita. Un episodio, questo, che forse può servire anche a soppesare meglio le parole di chi, per superare la crisi energetica in corso, propone la realizzazione di impianti faraonici a tempo di record. In questo Paese? Tanti auguri…