Il CEO di IBM prevede di sostituire 7.800 posti di lavoro con l’intelligenza artificiale

L'IA può sostituire l'uomo nel lavoro? IBM sceglie l'IA al posto dei lavoratori umani.

Il successo di ChatGPT di Open AI ha reso l’intelligenza artificiale generativa alla portata di tutti ma ha anche cominciato ad alimentare nuovi dibattiti e discussioni, un po’ come quando un massimalista di bitcoin discute su quale sia la migliore crypto da compare.

A preoccupare non è solo la raccolta dei dati degli utenti da parte delle big tech dietro le AI, ma anche l’insorgere di temi emergenti come i pericoli che possono derivare dall’utilizzo di questa tecnologia.

In Italia chatGPT è stato bloccato e poi ripristinato in attesa di chiarimenti sui dati raccolti ma negli USA il dibattito è incentrato sui pericoli derivanti da un uso improprio e non etico delle intelligenze artificiali, tanto da giustificare una petizione per metterlo in pausa firmata da nomi illustri tra cui Elon Musk e Steve Wozniack.

Ma a preoccupare è soprattutto l’impatto che le AI potranno avere sul mondo del lavoro con molte professioni destinate ad evolversi o a scomparire.

L’AI può sostituire l’uomo nel lavoro?

Gli esperti sostengono che l’IA sia già in grado di poter sostituire l’uomo in compiti banali come l’inserimento dei dati e l’assistenza ai clienti da remoto.

Con l’affermarsi degli strumenti di IA generativa nei prossimi anni, gli analisti ritengono che potrebbe sostituire sviluppatori, progettisti e perfino writer di primo livello.

IBM sceglie l’IA al posto dei lavoratori umani

Secondo Bloomberg, Arvind Krishna, il CEO di IBM, vorrebbe sospendere le assunzioni per i ruoli il cui lavoro potrebbe essere svolto dall’IA.

In particolare, ha dichiarato che IBM rallenterà o addirittura interromperà le assunzioni per i ruoli non rivolti ai clienti come le risorse umane (HR).

Krishna ha dichiarato : “Posso immaginare il 30% di questi ruoli sostituiti dall’IA e dall’automazione nei prossimi cinque anni”.

Bloomberg stima che IBM impieghi 26.000 persone in ruoli non rivolti ai clienti, il che significa che l’azienda potrebbe sostituire 7.800 persone tramite l’IA.

L’IA per analizzare le prestazioni dei dipendenti?

Krishna ritiene che l’IA non sarà in grado di svolgere alcuni compiti delle risorse umane, come l’analisi della produttività dei dipendenti, almeno per i prossimi 10 anni.

Un’indagine del Pew Research Center ha confermato le opinioni di Krishna.

L’idea di essere giudicati da una macchina potrebbe poi risultare alienante per i lavoratori creando un clima di lavoro tossico.

La tecnologia ci ruberà o ci darà il lavoro?

Insomma, ad oggi è difficile interpretare quale sarà l’impatto delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro.

Eppure, quello che le tecnologie tolgono da una parte, possono resitutirlo con gli interessi in altri settori.

La tecnologia blockchain, ad esempio, dirompente almeno quanto l’intelligenza artificiale, ha portato anche alcune innovazioni interessanti nel mondo del lavoro.

E se da un lato anche la blockchain è minacciata dalle AI, visto che alcuni compiti di controllo degli smart contract e della gestione delle DAO possono essere delegate alle AI, esistono anche casi che dimostrano l’esatto contrario.

Un esempio concreto è DeeLance, un progetto blockchain che punta a rivoluzionare il mercato del lavoro e in particolare quello dei freelance.

Deelance utilizza la tecnologia blockchain e i token non fungibili (NFT) per migliorare alcuni aspetti pratici di questo segmento, offrendo commissioni azzerate grazie ai pagamenti in crypto e la trasparenza delle transazioni grazie all’utilizzo di NFT.

I.P.

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