Le ultime vicende della monzese Ilaria Salis, neo-eletta al Parlamento europeo, stanno riportando al centro del dibattito il tema del diritto all’abitazione. Come noto, l’Aler avrebbe contestato alla fresca eurodeputata un debito da 90mila euro per l’occupazione di un immobile e il Consiglio regionale lombardo ha approvato (ieri) una mozione per costringerla a pagare. Pur contestando tale addebito, la Salis, per tutta risposta, ha rivendicato sui social la sua appartenenza al “movimento di lotta per la casa”, prendendo le difese delle “pratiche collettive dell’occupazione di case sfitte” e motivando questa difesa con il fatto, tra gli altri, che sarebbero “proprio azioni oltre la Legge a spingere la Legge stessa a mutare, a modificarsi in meglio”.
Ora, pur trovando quest’ultima riflessione anche accettabile (è, in fondo,la base della disobbedienza civile), il rischio che qualcuno, soprattutto se “poco strutturato” o in malafede, interpreti queste frasi, messe nero su bianco da una rappresentante eletta del popolo, come un incitamento a occupare alloggi vuoti privati, magari conservati da qualche pensionato per i nipotini, non si può liquidare come strumentalizzazione politica. Quando si ricoprono certi ruoli le parole hanno un peso. A Ilaria, dunque, mi permetto di dare un suggerimento: le utilizzi, d’ora in poi, cum grano… Salis.