Monza, vernice contro Ramelli: segnala in consiglio, poi scoppia la bufera

Dibattito infuocato a Monza in seguito all'imbrattamento della targa che ricorda Sergio Ramelli.
Monza targa Ramelli imbrattata - foto Radaelli
Monza targa Ramelli imbrattata – foto Radaelli Fabrizio Radaelli

La targa che nei giardini di via Calatafimi a Monza ricorda Sergio Ramelli, il diciannovenne ucciso nel 1975 da otto estremisti di sinistra, sarà ripulita e quella dedicata a Eugenia Farè tornerà al suo posto, davanti al Nei. Lo ha assicurato al Consiglio comunale il sindaco Paolo Pilotto al termine di uno scambio che, avviato in modo pacato da Andrea Arbizzoni di Fratelli d’Italia che ha denunciato l’imbrattamento dell’insegna per Ramelli, si è infuocato dopo gli interventi di Dario Allevi e di Francesco Racioppi di LabMonza.

Monza, vernice contro Ramelli: in consiglio si parla di «rigurgiti pericolosi», film patrocinati dal Comune, peso delle parole

«Vedo rigurgiti pericolosi – ha incalzato Allevi aggressioni ai gazebo di FdI e Lega e fantocci di Giorgia Meloni bruciati: qualcuno vorrebbe portare indietro l’orologio di cinquant’anni. Il sindaco si vergogni per aver patrocinato il docufilm “Pagherete caro, pagherete tutto” proiettato venerdì 28 al centro Rosmini» in cui vengono attaccate con linguaggio violento le formazioni di destra. E se il leghista Simone Villa ha auspicato unità di intenti nell’attivare gli «anticorpi» necessari a contenere le eventuali derive «di una sparuta minoranza» Racioppi ha acceso la miccia: «Gli anni Settanta sono stati molto complessi – ha affermato – se sono evidenti le responsabilità del terrorismo rosso e nero, lo sono anche quelle delle Istituzioni». La bagarre è scoppiata quando ha ricordato l’omicidio di Alberto Brasili, accoltellato nel ’75 per aver «guardato con un’occhiataccia» un manifesto del Msi.

«Se quella stagione è passata – ha detto il democratico Marco Riboldiè perché tutti hanno tenuto duro». Lo stesso richiamo all’unità e alla riflessione è stato lanciato da Pilotto: «Non mi devo vergognare di nulla perché non sono mai stato con i violenti di nessun colore – ha commentato – dobbiamo tutti stare attenti alle parole» comprese quelle del film finito sotto accusa.