Anno nuovo, nuove sfide per le imprese del nostro Paese. L’incertezza, comunque, regna sovrana in alcuni settori. Questa, perlomeno, è la sensazione legata a un’indagine svolta dall’Ufficio Studi di A.P.I. tra le piccole e medie imprese di Monza e Brianza.
A.P.I. è l’Associazione delle Piccole e Medie Industrie di Milano, Monza, Pavia, Lodi e Bergamo, aderente a Confartigianato Imprese. Nelle province di Milano e Monza le imprese associate sono circa 2mila. Il comparto ha generalmente retto l’urto della tempesta Covid e ha saputo poi imboccare rapidamente la via della ripresa, malgrado la crisi energetica e le accresciute tensioni a livello internazionali. Ma la «fotografia» scattata da A.P.I. a conclusione del 2023, evidenzia comunque alcune preoccupazioni e diverse incognite. Alla domanda “come ha chiuso il 2023?” il 46% degli interpellati ha risposto in positivo, il 29% in negativo, il 25% ha preferito non rispondere.
Il sondaggio tra le imprese: per oltre la metà domina l’incertezza
Alla domanda, “2024, i prossimi mesi saranno caratterizzati da…?” il 55% ha indicato nell’incertezza il fattore predominante, mentre il 26% ha messo in cima alla propria graduatoria la contrazione. Solo il restante 19% ha scommesso sulla crescita. “Il 47% – spiega l’Ufficio Studi di A.P.I. – è timoroso rispetto alla debolezza economica di alcuni paesi, dalla recessione tedesca, al rallentamento della Francia, a quello USA, il 23% sta affrontando le transizioni energetica, digitale e sostenibile (quindi con investimenti importanti), il 14% non trova personale qualificato e, quindi, deve rinunciare ad alcune commesse con conseguente perdita di fatturato, il 7% sta valutando la vendita dell’azienda, il 9% ha risposto non so.
L’export extra UE regge soprattutto per la meccanica di precisione, il lusso e i prodotti di alta qualità made in Italy”.
Il presidente A.P.I. Galassi: “Vanno create condizioni più favorevoli per fare impresa”
“Lasciamo il 2023 – spiega Paolo Galassi, presidente di A.P.I. -, con uno sguardo all’incertezza. L’instabilità geopolitica, i tassi che frenano l’accesso al credito (quindi, gli investimenti), la recessione di alcune economie, la volatilità dei prezzi e gli anni di crisi, sono tutte zavorre che pesano sulle spalle di noi piccoli e medi imprenditori”.
“Se l’Italia è ancora una potenza produttiva a livello europeo e mondiale – aggiunge il responsabile di A.P.I. – , lo dobbiamo alle piccole e medie imprese e alla nostra capacità di imprenditori di credere nel fare impresa. Anche stavolta, quindi, non ci fermeremo e faremo la nostra parte per far crescere il Prodotto interno lordo e stabilizzare l’occupazione. Vanno create condizioni più favorevoli per fare impresa. Chiediamo, però, uno sforzo a Regione Lombardia sulle iniziative di sostegno e stimolo agli investimenti e uno sulla Manovra al Governo nazionale, cioè di accelerare sui decreti attuativi per sostenere l’industria; ma anche di osare con le riforme e usare i fondi del PNRR che ancora abbiamo a disposizione con azioni di reale utilità, che ne moltiplichino il valore”.
“Sì – aggiunge Galassi -, proprio perché è dalla concretezza del lavoro quotidiano delle imprese e dei loro lavoratori che si generano benefici per i cittadini e un futuro per i giovani. Senza pragmatismo il Paese si ferma”.