Monza e Brianza, la guida di Assolombarda per aiutare le PMI ad essere più competitive

L'analisi si basa su una ricerca “Competenze manageriali per la resilienza delle PMI” che ha visto la somministrazione di questionari a imprenditori e responsabili risorse umane
Il presidente Alessandro Spada Fotogramma da press kit Assolombarda

Sostenere la crescita della cultura manageriale nelle piccole e medie imprese di Milano, Monza e Brianza, Pavia e Lodi per favorire la loro competitività a livello globale. Questo lo scopo della ricerca “Competenze manageriali per la resilienza delle PMI”: uno studio promosso da Assolombarda, ALDAI-Federmanager e Fondirigenti, realizzato da École (Enti confindustriali lombardi per l’education) per  individuare i fabbisogni formativi del tessuto produttivo con l’attenzione puntata sulle competenze ritenute fondamentali per la crescita del proprio business e sulle figure professionali più difficili da reperire nel mercato del lavoro.

Assolombarda, analisi presentata nella sede di Monza e Brianza

Una lunga e accurata analisi, presentata mercoledì nella sede di Monza e Brianza di Assolombarda, che si basa su una alleanza tra associazioni e che si traduce in una guida capace di delineare nuovi percorsi di analisi delle esigenze formative e sviluppo delle risorse umane all’interno delle aziende di minori dimensioni. La ricerca si è soffermata sulle abilità considerate cruciali per rispondere alla transizione digitale ed ecologica, così come su quelle utili per cogliere la sfida della sostenibilità in tutte le sue dimensioni. Imprenditori e responsabili delle risorse umane e della formazione delle PMI del territorio hanno risposto a una serie di domande rivelando che il digitale e la sostenibilità sono, oggi, i due grandi asset strategici che le imprese sono chiamate a sviluppare per favorire la loro competitività. Ad essi se ne aggiunge un terzo: la managerialità. Del resto, una “terza transizione”, quella che ha a che fare con le competenze, è necessaria per gestire e accompagnare le trasformazioni in atto.

La guida di Assolombarda per le Pmi: “Investire nelle abilità manageriali”

Le abilità manageriali, in quest’ottica, sono viste come una leva strategica per accompagnare la “twin transition”. Gestione del cambiamento, leadership, lavoro di squadra e coinvolgimento dei collaboratori sono gli strumenti utili per radicare nell’organizzazione le novità legate all’introduzione delle variabili “blue & green”. “Investire nello sviluppo delle competenze manageriali è, sempre di più, un fattore strategico per la competitività, in uno scenario economico caratterizzato da crescente complessità – ha dichiarato la vicepresidente di Assolombarda con delega a Università, Ricerca e Capitale Umano, Monica Poggio -. E lo è a maggior ragione per le PMI, realtà in cui si riscontrano, ancora oggi, livelli di managerialità non adeguati”.

Cosa hanno risposto le PMI, ecco le criticità

Le PMI manifestano anche alcune criticità legate ad alcune caratteristiche strutturali. Tra queste: la limitata managerializzazione, la ridotta disponibilità di risorse finanziarie, le difficoltà ad attrarre talenti. Elementi che rendono complesso il pur necessario cambiamento. Parlando di digitalizzazione,  solo il 9% delle PMI presenta un livello adeguato di competenze digitali. Oltre ai costi per l’acquisizione di nuove tecnologie, emerge la difficoltà a programmare la formazione dei dipendenti, insieme a una minore propensione all’innovazione. “Le imprese, soprattutto le PMI, sono chiamate ad accogliere la sfida delle competenze- ha dichiarato il presidente della Piccola Industria di Assolombarda, Paolo Gerardini- c’è bisogno di persone preparate e in grado di utilizzare strumenti innovativi e di far propri nuovi metodi capaci di supportare le proprie decisioni. In quest’ottica, la managerializzazione rappresenta un orizzonte necessario”.

Cosa ha messo in luce il questionario di Assolombarda

Il questionario ha messo in luce che le competenze manageriali costituiscono l’aspetto più rilevante tra gli intervistati. D’altra parte, quelle ora possedute sono ritenute dalle PMI solo in parte adeguate ad affrontare le sfide poste dal contesto competitivo. Non mancano note positive  come alcune buone pratiche ricorrenti. Prima tra tutte, l’inserimento dei nuovi assunti “per blocchi”, ovvero la costituzione di gruppi generazionali per semplificare il monitoraggio della loro crescita nel tempo senza dimenticare la pianificazione di attività di on boarding e training on the job per verificare l’efficacia dell’affiancamento.

Le figure professionali difficili da reperire

L’indagine si è soffermata anche sulle figure professionali più difficili da reperire sul mercato del lavoro. Per l’area tecnico-produttiva, le maggiori criticità sono legate all’individuazione di profili tradizionali (tecnici di produzione, operai specializzati, manutentori, installatori, tornitori, saldatori, operatori di macchine CNC) ma anche di professionisti specializzati (ingegneri, progettisti e disegnatori meccanici, ingegneri e progettisti elettrici) e manager (responsabili logistica, acquisti e supply-chain, manager di produzione e capi stabilimento, responsabili di R&S e di programmazione della produzione). Nell’area commerciale è difficile trovare professionalità capaci di fare sintesi tra aspetti ‘tecnici’ e ‘commerciali’ (‘venditori tecnici’, esperti di assistenza tecnico-commerciale) oltre che area manager, product e marketing manager, business development manager). Per l’area informatico-digitale, infine, la carenza riguarda esperti software, sistemisti, programmatori, web designer ma anche esperti di automazione, additive manufacturing, IoT, digital twin, cyber security, data science &analysis, machine learning. Per cercare di trovare figure adeguate le PMI hanno costruito relazioni con scuole professionali, istituti tecnici, ITS e persino università