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Monza, c’era una volta il triangolo d’oro del commercio

Bar e ristoranti pagano la pandemia, le conseguenze della guerra in Ucraina e il relativo, nefasto «boom» dei costi energetici
Via Italia di Monza
Via Italia di Monza

C’era una volta a Monza il cosiddetto triangolo d’oro del commercio, cioè la zona compresa tra le vie Italia, Vittorio Emanuele e Carlo Alberto. Un’area ambita e costosa per chi avesse voluto intraprendere un’attività commerciale o aprire un esercizio pubblico. Ora, però, non è più così da tempo. Anche perché il settore, dopo la tempesta innescata dalla pandemia, si trova adesso a fare i conti con le conseguenze della guerra in Ucraina e il relativo, nefasto «boom» dei costi energetici. Un colpo a tradimento per un comparto che, dopo il blocco forzato dovuto all’emergenza sanitaria, si stava incamminando sulla via della ripresa.

Il dato: un quarto dei bar e ristoranti chiude entro un anno dalla apertura

Nell’ex triangolo d’oro, per esempio, fino a 7-8 anni fa il precedente gestore poteva chiedere la cosiddetta buonuscita a chi subentrava. La cifra poteva essere di qualche decina di migliaia di euro. Una procedura ormai scomparsa, tranne che per alcune posizioni esclusive. Sistemarsi dietro il bancone di un bar o gestire un ristorante, in ogni caso, non è mai stata un’operazione facile. «In base alla nostra esperienza – precisa Gianni Larini, operatore immobiliare monzese della «La Lombarda Immobili & Aziende», coordinatore del listino prezzi delle aziende della Federazione italiana agenti d’affari in mediazione -, negli ultimi 10 anni, un quarto dei bar e ristoranti chiude entro un anno dall’apertura. La percentuale sale al 50% nell’arco di tre anni. L’emergenza legata al covid ha accentuato questa situazione. Le persone, oltretutto, si sono abituate a farsi portare il cibo a casa. La ripresa post-covid c’è stata, ma non per tutti i locali».

Monza: i negozi pagano i sempre più frequenti acquisti online

«Per quanto riguarda i negozi – precisa conclude – i futuri commercianti dovranno considerare che avranno a che fare con acquirenti perennemente connessi, giovani e meno giovani. Anche la propensione agli acquisti on line si è consolidata durante i periodi di quarantena»