Metalmeccanico, un maggio nero In Lombardia oltre 800 licenziati

Sono stati 833 i lavoratori metalmeccanici licenziati nel mese di maggio in Lombardia (79 nella sola Provincia di Monza e Brianza). “Un dato impressionante, che parla da sé e che certifica come la crisi economica sta continuando a mietere ’vittime’ tra i settori più deboli della società. Il conto (salato) rispetto agli altri anni è presto fatto” spiegano dalla Fiom-Cgil Lombardia.
Ancora licenzimenti nel settore metalmeccanico
Ancora licenzimenti nel settore metalmeccanico

Sono stati 833 i lavoratori metalmeccanici licenziati nel mese di maggio in Lombardia (79 nella sola Provincia di Monza e Brianza). “Un dato impressionante, che parla da sé e che certifica come la crisi economica sta continuando a mietere ’vittime’ tra i settori più deboli della società. Il conto (salato) rispetto agli altri anni è presto fatto” spiegano dalla Fiom-Cgil Lombardia.

A maggio 2013 a perdere il proprio impiego furono 610 tute blu, in pratica c’è stata una diminuzione di 223 unità lavorative in più. I territori più colpiti in termini di licenziamenti, considerato il dato anno su anno sono il lodigiano, le province di Cremona e Pavia, così come Monza. Dall’inizio dell’anno il trend parla di quasi 4000 licenziamenti nel settore metalmeccanico, anche in questo caso si può parlare di un aumento significativo (quasi 150 esuberi in più rispetto al primo semestre di un anno fa). Nel raffronto con il trend annuale c’è invece un aumento preoccupante per i distretti di Como (57 licenziamenti nei primi sei mesi del 2013, 253 nello stesso periodo di riferimento del 2014) e Varese (241 lo scorso anno, già 348 nel corso di quest’anno), mentre si registra una decisa flessione per quanto concerne la bergamasca (727 nel 2013, 465 nel corso del 2014). Per quanto concerne Monza, il dato è in aumento: nei primi sei mesi del 2013 i licenziamenti erano stati 393, quest’anno sono già a quota 410.

“Nelle province più piccole il fenomeno sta raggiungendo proporzioni esagerate, il problema dei licenziamenti sta diventando allarmante, visto che le cifre raccontano boom clamorosi, indici di come il sistema territoriale lombardo sta soffrendo nella sua interezza e non esistano isole felici”, puntualizza Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia.

“C’è poi il consueto tema irrisolto degli investimenti. In pratica sempre più le aziende e gli imprenditori, a queste latitudini, pensano di utilizzare la crisi come paravento per scaricare sui lavoratori la cronica mancanza degli investimenti. Così facendo non si va da nessuna parte”, aggiunge Rota.

“I dati smentiscono in modo categorico chi osa parlare di ripresa agganciata e fine della fase acuta della crisi. Ormai anche in Lombardia la dimensione della disoccupazione ha raggiunto picchi estremamente preoccupanti”, continua ancora il segretario dei metalmeccanici.

“Anche quest’anno – soggiunge Rota – si rischia di arrivare a un numero elevatissimo di licenziamenti. Un anno fa furono 30 mila, è bene ricordarlo. Queste statistiche devono anche far riflettere il sindacato, che deve diventare più intransigenete in situazioni lavorative come quelle di Marcegaglia Buildtech di Sesto San Giovanni-Milano, in cui la formula del licenziamento, contrario a ogni regola viene imposto ai lavoratori come sistema per risolvere una vertenza sindacale unilateralmente e con condizioni capestro per i lavoratori. Bisogna individuare strumenti alternativi ai licenziamenti come i contratti di solidarietà”.