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Mercatone Uno: cassa troppo bassa, i lavoratori adesso sperano nel decreto Milleproroghe

Dopo la delusione per la mancata approvazione di un emendamento nel testo della manovra finanziaria, i lavoratori ex Mercatone Uno - che a Cesano Maderno erano 52 - sperano nel decreto Milleproroghe.
mercatone uno cesano fallimento presidio lavoratori
mercatone uno cesano fallimento presidio lavoratori Massimiliano Rossin

Si accende una nuova speranza per i lavoratori dell’ex Mercatone Uno. La settimana scorsa avevano manifestato tutta la loro delusione per la mancata approvazione nel testo della manovra finanziaria di un emendamento che avrebbe permesso di integrare la misera cassa integrazione che tocca oggi ai lavoratori da qualche mese a spasso dopo il fallimento della Shernon, la società che aveva annunciato il rilancio del marchio salvo poi naufragare nel giro di neanche un anno.

La possibilità, finalmente, di vedersi corrisposti importi più dignitosi è legata ora al Milleproroghe: sabato il Governo avrebbe inserito in questo documento la norma tanto attesa anche dagli ex dipendenti del punto vendita di Cesano Maderno, che dava lavoro a 52 persone.

Un testo che dovrebbe mettere nero su bianco ciò che le organizzazioni sindacali e i lavoratori dicono da quando, conclusa la sciagurata gestione Shernon, l’azienda era tornata in capo all’amministrazione straordinaria. E cioè che i contratti part time relativi a questo periodo dovessero essere dichiarati decaduti per tornare ai contratti full time precedenti. Per rilanciare l’azienda, infatti, molti avevano accettato di ridursi l’orario di lavoro e con esso lo stipendio. Calcolata su queste basi, però, la cassa integrazione è risultata troppo bassa, con lavoratrici che arrivano a prendere mediamente intorno alle 400 euro. Ora però che le promesse Shernon sono definitivamente crollate la richiesta era di tornare ai vecchi contratti, così come quello che rimaneva di Mercatone Uno è tornato nelle mani dei commissari, anche se diversi da quelli della prima amministrazione straordinaria.

Adesso non resta che attendere che il Milleproroghe, il provvedimento con il quale solitamente l’esecutivo proroga a fine anno alcune scadenze, tenga fede effettivamente all’ennesima promessa che è stata fatta ai lavoratori. Ancora da chiarire anche le proposte che sono state avanzate per rilevare alcuni dei punti vendita che appartenevano alla vecchia catena della grande distribuzione, quella che veniva considerata la risposta italiana all’Ikea. Sono state presentate una dozzina di offerte, anche sovrapponibili in parte tra loro, per 24 negozi. Le altre manifestazioni di interesse per ulteriori 21 negozi, invece, sono rimaste sulla carta. Non si sa se Cesano rientri nella prima o seconda categoria.