Lo sciopero è a livello nazionale, su quattro territori ben specificati (Milano, Treviso, Pesaro e Bari) ma indubbiamente il livello di adesione che si riscontrerà a Milano, a Monza e in Brianza sarà un termometro molto attendibile della sensibilità dei lavoratori sul tema.
Sì, perchè lo sciopero è quello del settore del legno-arredo che, storicamente, ha a Monza e in Brianza il suo cuore tra artigiani, piccole e medie imprese oltre a grandi aziende con marchi notissimi e riconosciuti a livello internazionale. Per non parlare della vetrina mondiale rappresentata dal Salone del Mobile.
I presidi. Motivo dello sciopero, in programma venerdì 21 febbraio per 8 ore, la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di categoria (settore legno, sughero, mobile, arredamento, boschivo, forestali, industria) scaduto il 31 marzo 2019. Trattative iniziate fin da gennaio 2019 e che un anno (e undici incontri) dopo, il 9 gennaio scorso, si sono interrotte.
«Venerdì 21 – spiega Gianfranco Cosmo segretario della Fillea Cgil Monza Brianza – in Brianza ci saranno presidi davanti alla Cassina a Meda (via Busnelli 1) e alla Boffi a Lentate sul Seveso (via Oberdan 70), dalle 7.30 alle 9. Poi i lavoratori andranno a Milano per la manifestazione dalle 11 alle 13.30 da piazzale Cadorna a largo Cairoli sfilando per Foro Bonaparte, dove c’è la sede di Federlegno».
I motivi. Ma quali sono i temi principali sul tappeto per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro? E quali le ragione della rottura delle trattative?
«Come organizzazioni sindacali -spiega un comunicato di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil- abbiamo dimostrato disponibilità nel trovare soluzioni condivise alle esigenze di ampliare le politiche del lavoro delle imprese, chiedendo però che le forme di assunzione diverse dal tempo indeterminato fossero contenute in una percentuale definita contrattualmente e frutto di una condivisione nelle singole aziende con le rappresentanze sindacali unitarie e le organizzazioni sindacali territoriali. Dal canto loro (di Federlegno, ndr) invece non abbiamo riscontrato alcuna apertura sulle diverse articolazioni della nostra piattaforma: salute e sicurezza, maternità e paternità, orario di lavoro, aumenti salariali, welfare, formazione, bilateralità».
Secondo i sindacati la rottura delle trattative sarebbe avvenuta soprattutto sul tema dell’ampliamento del lavoro precario nelle aziende, con l’obiettivo di «perseguire un modello di impresa non basato sulla qualità del lavoro, sugli investimenti, sulla professionalità e sul benessere organizzativo, ma sulla riduzione dei costi e su una gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro». E adesso come se ne potrà uscire, una volta svolto lo sciopero?
Come ripartire? «Personalmente -spiega Luigi Puppo, segretario della Filca Cisl Monza Brianza Lecco- auspicavo che le trattative potessero riprendere anche prima del 21 febbraio, e si scongiurasse lo sciopero. Ma tant’è. Ormai ci siamo, lo sciopero si farà. L’esperienza storica ci dice che dopo uno sciopero, in genere, le trattative riprendono. Il punto sostanziale della trattativa si gioca sui contratti di lavoro da accendere o spegnere a seconda dei periodi e sui picchi di lavoro con più o meno persone. Si tratta di ragionare sugli orari e sul numero delle persone».
La stagionalità può essere un argomento che riguarda anche questo settore? «La problematica c’è, anche se nel nostro territorio è meno sentita. Si pensi all’industria del sughero o ai forestali che costruiscono le casette di legno. O, anche se la cosa può apparire per certi versi bizzarra, alla produzione di statuine di legno. Tutte attività che rientrano in questo contratto, anche se sono di nicchia. Per questo il richiamo che Federlegno fa alla stagionalità ci sembra impertinente. Non crediamo si possa vincolare il rinnovo di un contratto nazionale a questo tema. Il nocciolo della trattativa non è sugli aumenti retributivi, che non sono stati nemmeno trattati a fondo finora, ma sull’atteggiamento di Federlegno che prendendo la stagionalità come pretesto ha interrotto la trattativa».
Federlegno. «Mancanza di disponibilità da parte dei sindacati Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil ad affrontare in maniera complessiva e organica le tematiche delle politiche del lavoro che comprendono gli istituti del contratto a termine, del contratto di somministrazione e il tema delle attività stagionali».
È questa la principale delle motivazioni, secondo Federlegnoarredo, dell’abbandono del tavolo delle trattative da parte della federazione stessa lo scorso 9 gennaio. Motivazioni che sono state inviate dalla federazione ai propri associati in una lettera a firma di Gianfranco Bellin, presidente della Commissione sindacale di Federlegnoarredo.
«Su questi istituti – già duramente penalizzati dal cosiddetto “Decreto Dignità”- le organizzazioni sindacali hanno dichiarato la loro volontà di andare a ridurre le percentuali stabilite dalla legge -prosegue la lettera- mentre sulle attività stagionali (non soggette dal Decreto ad alcuna limitazione), dopo una pregiudiziale assoluta durata mesi e numerosi incontri, hanno posto come condizione che gli operatori assunti con la causale stagionale rientrassero nelle percentuali previste nei due primi istituti, andando quindi a raggiungere l’obiettivo di ridurne la fruibilità e snaturando l’essenza stessa della stagionalità».
«In secondo luogo -continua la lettera- le organizzazioni sindacali hanno continuato a ribadire alcune richieste presenti in piattaforma quali incrementi delle retribuzioni minime nell’ordine del 6%, incremento delle maggiorazioni per il lavoro a turni e per il lavoro straordinario, incremento dei valori economici degli scatti di anzianità e del loro numero, ulteriori riduzioni di orario di lavoro, norme che comporterebbero aggravi organizzativi e burocratici per le aziende nel campo “dell’ambiente e sicurezza” e della gestione degli appalti e dei subappalti oltre quanto già previsto dalle leggi vigenti, costituzione di un Ente Bilaterale con costi di creazione e mantenimento a carico delle sole aziende, incremento delle quote a carico delle aziende per Arco e Altea». L’ente bilaterale è la proposta di trasformare l’attuale Osservatorio nazionale su sicurezza, formazione e controlli in un ente vero e proprio sul modello della Cassa edile. Arco è il fondo di previdenza complementare del settore, Altea il fondo per l’assistenza integrativa.