La prossima settimana una delegazione di lavoratrici sarà ricevuta a Roma dalla presidente della Camera, Laura Boldrini. Intanto, in attesa anche dell’incontro al Ministero dello Sviluppo ecomico (slittato al 14 novembre), in consiglio regionale si è svolta l’audizione con le parti sociali e la proprietà dell’azienda Canali che ha annunciato 134 licenziamenti (130 donne) con la chiusura del sito produttivo di Carate Brianza. L’audizione era stata chiesta dal capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo. Poche le novità e soprattutto nessuna positiva per le lavoratrici: l’azienda ha confermato l’intenzione di chiudere.
«Oggi la proprietà – spiega Romeo – ha ribadito la volontà di procedere alla chiusura dello stabilimento di Carate Brianza, sottolineando il fatto che si tratta di una decisione irrevocabile, dovuta al complessivo calo della produzione. Alla luce di queste affermazioni si intravvedono pochi spiragli per uscire da questa situazione. Mi auguro il tavolo già convocato presso il Mise (Ministero dello Sviluppo Economico), che si terrà martedì 14 novembre, possa sortire qualche ripensamento. Per quanto riguarda la Regione, l’Arifl (Agenzia Regionale per l’Istruzione, la Formazione e il Lavoro) si è messa a disposizione per garantire tutti gli strumenti a disposizione di Palazzo Lombardia, dalle politiche passive per il lavoro (ammortizzatori sociali) a quelle attive per il lavoro (formazione e programmi di reinserimento occupazionale)».
All’audizione era presente anche Andrea Villa, capogruppo della Lega Nord nel consiglio della Provincia di Monza e Brianza: «Mentre in Brianza assistiamo al dramma della disoccupazione, con la Canali che ha confermato la volontà di licenziare 134 persone perché la produzione è calata, da Bruxelles sembrano vivere su un altro pianeta. Oggi la Commissione europea ha detto che nell’eurozona la disoccupazione ha raggiunto “il livello più basso dal 2009”, mentre il numero di occupati raggiunge “un picco record”. La Regione Lombardia farà la sua parte, ma anche l’azienda deve fare la sua: non è possibile che non ci possano essere margini per rivedere la decisione e rilanciare un marchio storico così famoso ed apprezzato nel mondo».
Un passo indietro all’azienda è stato chiesto anche dal Partito Democratico. «L’azienda ritiri la procedura. Oggi è apparsa evidente l’unilateralità della scelta aziendale, isolata rispetto alle offerte di sostegno arrivate dai rappresentanti degli enti locali e da Arifl – ha detto il capogruppo Enrico Brambilla – In funzione del calo della produzione, definito dall’azienda ormai per così dire strutturale, c’era già stata una riduzione del personale negli ultimi mesi, pertanto oggi persino la chiusura del sito non sembrerebbe dover implicare nuovi licenziamenti ma solo ricollocazioni. Il destino dei lavoratori di Carate, come ho chiesto in audizione, non deve essere necessariamente legato al sito. L’azienda faccia un passo indietro e conceda tempo come hanno chiesto i rappresentanti territoriali e sindacali. C’è di mezzo la fiducia verso un marchio storico e la responsabilità sociale dell’impresa verso il suo territorio di nascita».
Una delegazione brianzola sarà ricevuta alla Camera su impulso del deputato 5Stelle Davide Tripiedi. «Avevo promesso alle lavoratrici della Canali, quando sono stato in manifestazione fuori dal loro stabilimento a Carate Brianza, che avrei scritto una lettera per sensibilizzare la presidente Boldrini – ha spiegato in una nota – Ho volutamente rimandato l’invio della lettera sperando in un esito positivo del tavolo che si sarebbe dovuto tenere al Ministero dello Sviluppo Economico che è però slittato. Visto che è già la seconda volta che viene rimandato l’incontro, ho deciso di parlare con la presidente Boldrini consegnandole la lettera. Si è resa disponibile da subito per accogliere, settimana prossima, una delegazione di lavoratrici della Canali di Carate Brianza. Dall’incontro con la presidente Boldrini ci aspettiamo che si possa risolvere la drammatica situazione delle lavoratrici che, ancor più in un’azienda con fatturati milionari come la Canali, non possono rimanere senza lavoro».
La Canali Spa, che produce abiti maschili di alta sartoria ed è nota in tutto il mondo, ha annunciato il 16 ottober di aver avviato la procedura di licenziamento collettivo per 134 lavoratori (130 donne) dello stabilimento di Carate Brianza, divisione Eraclon.