Giovedì 11 maggio alle 14.30 in tribunale si ritrovano di fronte i legali della K-Flex, la multinazionale di Roncello che ha avviato il licenziamento di 187 dipendenti, e i legali dei sindacati che hanno denunciato l’azienda per condotta antisindacale. Sarà il primo confronto dopo che la prima udienza di settimana scorsa è slittata
Infiammata, la vigilia. In un comunicato Amedeo Spinelli, presidente di K-Flex, ha ribadito che «stiamo vivendo una situazione che ha dell’assurdo. Non ci siamo sottratti al percorso di confronto che ha coinvolto le massime autorità politiche e istituzionali, nazionali e regionali, e che si è concluso con un nulla di fatto non certo per nostra indisponibilità o mancanza di proposte. La procedura di licenziamento ha dovuto seguire il proprio corso come legittimamente siamo tenuti a fare».
E chiede che il presidio permanente di fronte all’azienda venga tolto: «Non possiamo più tollerare che la nostra azienda venga di fatto sequestrata oltre quanto già non lo è stata in questi ultimi mesi. Impedire la prosecuzione delle attività, tra l’altro, significa impedire alle persone di esercitare il proprio diritto al lavoro e creare un danno alle 2.000 famiglie nel mondo alle quali diamo lavoro».
Al vetriolo la risposta di Matteo Moretti (Cgil): «Loro sarebbero i responsabili e e noi i cattivi che danneggiano 2000 famiglie nel mondo? Ma sono loro a licenziare 187 lavoratori qui, pur avendo il sito produttivo di Roncello, secondo il loro bilancio, aumentato fatturato e margini nel 2016. La responsabilità dell’avvio dei licenziamenti è della famiglia Spinelli . Abbiamo proposto di mantenere la produzione di Roncello anche con solo 50-60 lavoratori. Cose difficili da dire per un sindacato. Niente. Hanno scelto di andare avanti coi licenziamenti, snobbando i tavoli istituzionali, noi difendiamo il lavoro di chi in questi anni ha lavorato sodo per l’azienda, e loro lo sanno. La bomba sociale l’hanno innescata loro e loro sarebbero ostaggi? Non spetta loro dire cosa i sindacati possono o non possono fare».