Coronavirus: vendita del pesce, filiera dei matrimoni, agriturismi messi a dura prova

C’è tutta l’industria e la ristorazione, il turismo, ma anche settore che di solito non guadagnano la ribalta delle cronache ma che hanno comunque un peso sull’economia regionale e nazionale. Ecco i dati dell’acquacoltura ma anche del settore wedding e degli agriturismi
La crisi si fa sentire dappertutto, anche nel settore agriturismo
La crisi si fa sentire dappertutto, anche nel settore agriturismo

L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio un po’ tutti i settori. Oltre alle grandi fabbriche metalmeccaniche, al legno arredo e a tutti gli altri settori , fatta eccezione forse per qualche azienda nel settore alimentare soprattutto se opera per la grande distribuzione, stanno accusando il colpo tutti. Compresi comparti solitamente non del tutto considerati e che invece hanno un loro peso sull’economia nazionale e regionale. Ecco che della crisi si lamentanto anche gli allevatori di pesce, la filiera dei matrimoni, gli agriturismi.

La quarantena, con la chiusura delle attività di ristorazione, ha determinato una contrazione delle vendite dell’acquacoltura senza precedenti: il 70% in due mesi.

“Abbiamo calcolato una perdita secca di 500.000 euro al giorno. I conti sono presto fatti: il canale HoReCa, che detiene circa il 35% del mercato, è stato totalmente azzerato, così come le attività della pesca sportiva, cui corrisponde il 15%. Le esportazioni (un altro 20%) sono fortemente ridotte”. E’ questo l’allarme lanciato dal presidente dell’Associazione piscicoltori italiani Pier Antonio Salvador.

In Italia – ricorda l’Api – gli allevamenti sono presenti su tutto il territorio. Quelli di trote sono concentrati nel Nord e nelle regioni del Centro; Friuli, Veneto, Toscana, Liguria, Lazio, Sicilia e Puglia sono specializzate nell’allevamento di spigole e orate.Per i molluschi spiccano Marche, Emilia Romagna, Liguria e Campania, mentre la Sardegna è specializzata nell’allevamento di ostriche. Piemonte e Lombardia e Veneto per il caviale, di cui siamo tra i maggiori produttori al mondo.

Lungo lo Stivale il comparto comprende 300 imprese con 850 siti di allevamento ittico. Numerose imprese hanno produzioni importanti, che arrivano 200.000 Kg di pesce pronto per la vendita, ma che oggi resta in azienda.

“L’export, finora fermo, mostra timidi segnali di ripresa, in particolare con l’Austria. La Grande distribuzione – prosegue Salvador – sebbene sia l’unico canale rimasto sempre attivo, ha registrato un calo degli acquisti: l’emergenza Coronavirus ha cambiato le abitudini alimentari dei consumatori, che preferiscono acquistare prodotti confezionati. Ma il prodotto fresco italiano, oltre che fare bene alla salute, garantisce elevati standard di qualità e sicurezza alimentare. Chiediamo che venga subito attivata una campagna di comunicazione per acquacoltura e pesca “Made in Italy”, con uno spazio dedicato nei supermercati”.

“Sul fronte europeo, – conclude il presidente dell’Api – la UE ha fatto un’importante modifica alle regole per accedere al fondo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), riservando all’acquacoltura la possibilità di compensazione per la riduzione della produzione e delle vendite o per spese supplementari connesse al magazzinaggio. Ora dobbiamo fare in modo che le imprese possano utilizzare tali risorse quanto prima”

Matrimoni. Dovevano sposarsi ma hanno rinviato il giorno del fatidico sì. Così hanno fatto circa 9mila coppie, mentre altre 25mila starebbero sperando di riuscire ancora a sposarsi tra maggio e giugno. Secondo fallimenti.it anche questo tipo di attività, che incide su diversi settori, deve fare i conti con un drastico calo del lavoro.

Perdite ingenti, insomma anche per il comparto wedding, tanto che Assoeventi, che fa parte di Confindustria, parla di 26 miliardi andati in fumo e ricavi ribassati dell’80%.

Se tutti i comparti produttivi d’Italia hanno subito le conseguenze negative dell’epidemia da Covid-19, l’agricoltura è uno di quei pochissimi comparti che necessariamente ha tenuto aperte le porte delle proprie aziende per far andare avanti il Paese.

Ci sono due comparti agricoli, però, che più di altri stanno faticando, ossia il florovivaismo e il settore agrituristico. Da una parte, il Governo ha riaperto le aziende florovivaistiche per la vendita al dettaglio e le consegne a domicilio, per non decretare la morte di una intera filiera, ma dall’altra gli agriturismi stanno vivendo un periodo che mai avevano attraversato in precedenza e l’uscita dal tunnel sembra ancora lontana.

“Abbiamo alle spalle un primo trimestre del 2020 completamente senza ricavi – spiega Gianluigi Vimercati, presidente degli agriturismi di Confagricoltura Lombardia – ed abbiamo perso gli introiti più considerevoli nella nostra annata, ossia quelli legati alla la Pasqua e ai ponti primaverili. Questo lockdown per esigenze sanitarie ha causato le disdette da tutto il mercato estero dal prossimo maggio alla fine dell’autunno – continua Vimercati –: non ci resta che sperare nella ripresa delle prenotazioni dall’Italia nel breve periodo”.

Il presidente degli agriturismi della Lombardia è certo che la rinascita del settore passi necessariamente da un intervento statale: “Le perdite stimate in questo 2020 non solo a livello lombardo, ma anche italiano, si aggirano intorno al 90% e per questo motivo – continua l’imprenditore bresciano – chiediamo al Governo liquidità immediata a fondo perduto per rilanciare i nostri agriturismi dalla primavera del prossimo anno”. Vimercati precisa inoltre come gli agriturismi non possono appoggiarsi all’azienda agricola collegata per superare questa grave crisi: “In questi ultimi anni abbiamo investito risorse affinchè l’azienda agricola fosse strumentale all’agriturismo: se non ospitiamo nelle nostre stutture i clienti, la vendita diretta e tutti i servizi collegati come l’enoturismo o la lavorazione del formaggio e dei salumi si fermano. Purtroppo per l’80% delle strutture lombarde le aziende agricole sono completamente ferme”.

Tuttavia, il presidente degli agriturismi di Confagricoltura Lombardia evidenzia come le strutture si stiano preparando alla fase 2: “Grazie agli spazi aperti e le entrate indipendenti delle nostre strutture abitative siamo pronti ad attuare tutte le misure governative e regionali di prossima emanazione per garantire il distanziamento sociale a tutela della salute di tutti i cittadini”. Intanto, il presidente chiede “che vengano azzerate le richieste di tassazione in materia di rifiuti, in quanto non siamo mai stati aperti in questo periodo”.

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