Lavoreranno per Max Factory. La catena di negozi di abbigliamento e di prodotti per la casa, infatti, darà lavoro a 30 di loro, assunti part rime 24 ore la settimana. Ma il primo atto della nuova proprietà è stato quello di chiedere la cassa integrazione per ristrutturazione della durata di un anno. L’ammortizzatore sociale potrebbe anche non durare per tutti e dodici i mesi richiesti, ma interrompersi nel momento in cui l’ex punto vendita di Mercatone Uno di Cesano Maderno rialzerà finalmente la saracinesca dopo il fallimento della Shernon, l’ultima società che ha tentato, con esiti disastrosi, di rilanciare il marchio della “Ikea italiana” che campeggiava sulle maglie di Marco Pantani.
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Per ora, comunque, non è dato sapere quando sarà la riapertura, quando arriverà il momento in cui gli ex dipendenti brianzoli del brand imolese potranno riprendere a lavorare dopo due anni di sosta forzata. Un rinvio sul quale probabilmente incide anche l’incertezza che caratterizza questo momento storico, segnato dalla crisi dovuta dalla diffusione del coronavirus. Max Factory ha dato un impiego a tutte le persone che si sono dichiarate disponibili ad accettare le condizioni offerte, anche se ce ne sono che per diversi motivi (vicinanza della pensione o ragioni personali) non hanno assecondato la proposta dell’azienda.
Per loro scatta un altro salvagente, quello della cassa integrazione di un anno per cessazione concessa ai 1.333 lavoratori ex Mercatone rimasti in carico alla gestione dell’amministrazione straordinaria. Tra questi 12 di Cesano. Per i quali il sindacato ha chiesto che vengano attivate politiche attive del lavoro per aiutare i lavoratori (per la maggior parte donne) a trovare un impiego che venga incontro alle loro possibilità ed esigenze.
Tutto questo è stato stabilito negli incontri che si sono svolti la settimana scorsa prima al Ministero dello Sviluppo economico e a quello del Lavoro, dove i sindacati hanno messo sul tavolo anche un altro tema: l’integrazione della cassa per portare la retribuzione degli ex Mercatone a livello dignitosi. Calcolata sui part time accettati durante la gestione Shernon la cassa mediamente portava nelle tasche delle lavoratrici una cifra media di 400 euro. Dopo richieste insistenti è stata ottenuta una integrazione da parte dello Stato, finanziata per il 2020, i cui bonifici sono stati sbloccati.
«Al Mise – dice Matteo Moretti, segretario generale della Filcams Cgil Monza Brianza – è stato chiesto di inserire l’integrazione anche per il 2021».
In occasione dell’accordo ministeriale, insomma, é stato ribadito che occorre garantire questo sostegno al reddito anche per il prossimo anno, quello dell’ulteriore periodo di ammortizzatori sociali concesso. Da settimana scorsa, però, é stata sancita una verità: lo spezzatino di Mercatone Uno é una realtà in tutto e per tutto. Il marchio ora appartiene al passato.