Il brodo liquido (che detto così sembra un’ovvietà, ma dal punto di vista del marketing non lo è) porterà alla rinascita del polo produttivo della Star di Agrate Brianza?
È la speranza dei lavoratori, dei 209 “giapponesi” rimasti nell’immenso impianto da 240mila metri quadrati espansosi negli anni Sessanta sull’onda del boom economico, del “doppio brodo”, dei nuovi prodotti in cucina al servizio di una donna che non era più tutti il giorno ai fornelli. Un sito arrivato a ospitare fino a tremila addetti negli anni Ottanta del secolo scorso, poi sempre più ridimensionato anche a seguito dell’acquisizione dell’azienda da parte degli spagnoli di Gallina Blanca, fino al trasloco degli uffici amministrativi a Milano e ai timori di completa chiusura del comparto produttivo )al momento vi si producono solo sughi, camomilla e pesto) e di future destinazioni urbanistiche dell’immensa area a ridosso delle autostrade.
Dopo un anno di difficili trattative arriva un segnale. Minimo ma positivo e, si spera, foriero di ulteriori sviluppi. La settimana scorsa il 72 per cento dei lavoratori ha approvato con un referendum interno l’accordo che le organizzazioni sindacali hanno stipulato con l’azienda. Prevede maggiore flessibilità da parte dei lavoratori in cambio del ritiro di trenta esuberi che l’azienda aveva dichiarato nei mesi scorsi dopo i i 35 già effettuati nel 2016. Inoltre, ed è l’elemento qualificante dell’accordo, l’azienda si è impegnata a portare ad Agrate Brianza la produzione del brodo liquido, attualmente in Spagna. Il tutto nel quadro del piano “Agrate Reborn” presentato a suo tempo dall’azienda, che prevede 25 milioni di euro di investimenti in macchinari e linee e l’ammodernamento degli spazi.
Il lavoro al centro . «Per l’azienda -spiega Matteo Casiraghi della Flai Cgil- il piano assicura lavoro, noi abbiamo sempre avuto il sospetto che volesse solo dare lustro all’area.
Ma, tolti di mezzo gli esuberi, abbiamo riportato il lavoro al centro della discussione. Questo accordo certamente non risolve tutti i nostri problemi ma spazza via l’idea che i lavoratori e i sindacati siano contrari agli investimenti. Le risorse che l’azienda si è impegnata a mettere in campo serviranno a riorientare il lavoro e a evitare eventuali problemi futuri».
«La trattativa s’è sbloccata dopo mesi di stallo -spiega Stefano Bosisio della Fai Cisl- sulla flessibilità e sulla polivalenza dei lavoratori. Il ritiro degli esuberi è importante, abbiamo bloccato la fuoriuscita di colleghi.
Non c’è ancora la garanzia sulla occupazione da qui a tre anni (l’azienda dice di non essere in grado di darla) ma la novità è l’accelerazione del l’arrivo della produzione del brodo liquido dalla Spagna ad Agrate. Con la versione originale del piano “Agrate Reborn” questa fase era prevista alla fine del triennio, ora è anticipata al 2019.
Altre produzioni. Ora l’obiettivo dei sindacati è di riportare produzioni ad Agrate: «L’azienda faccia il suo mestiere: faccia lavorare. Per questo -dicono Casiraghi e Bosisio- vogliamo dare una patina istituzionale all’accordo firmato, portandolo in Regione per una sorta di ratifica che ne garantisca l’attuazione».