Memoria, emozione e compostezza sono stati martedì 30 settembre, nella sala Gandini di via 24 maggio a Seregno, i fili conduttori della proiezione di “Stava 40”, il docufilm dedicato alla tragedia verificatasi nel luglio del 1985 a Stava, dove il cedimento di un bacino di fanghi di discarica della miniera di Prestavel causò un’onda di acqua e fango, che scese a valle, travolse e costò la vita a duecentosessantotto persone, tra cui i cesanesi Paolo e Davide Disarò, i genitori dei quali, Giulia e Francesco, erano presenti tra il pubblico. La serata è stata promossa dal Lions Club Seregno Brianza ed ha consentito ai numerosi spettatori di apprezzare l’elaborato di indagine curato da Maria Rosa Radice e Fabio Rossi, soci del Lions Club Cesano Maderno Borromeo.
Stava: l’esperienza personale di Giorgio Formenti

Ad introdurre la proiezione è stato Giorgio Formenti, da poche settimane subentrato a Massimo Fornasari alla presidenza del Lions Club Seregno Brianza, che ha raccontato la sua personale esperienza sul posto, dove all’epoca prestava servizio come caporal maggiore tra gli alpini. «Stava, una tragedia troppo presto dimenticata e senza una vera giustizia -ha commentato Formenti-, come molte altre volte è successo nel nostro paese. Noi non possiamo cambiare la storia e nemmeno il corso degli eventi. Possiamo solo tenere alto il valore del ricordo, ricordo di duecentosessantotto persone, morti innocenti per un destino crudele, frutto di un insieme incredibile di negligenze e pressapochismo». Ed ancora: «Io ero sul luogo della tragedia non più di sei ore dopo il disastro. Ne ho parlato pochissimo e pochissimi sanno di questo mio servizio, svolto con dedizione ed impegno. Non facevo parte delle migliaia di soccorritori accorsi in val di Fiemme, non ero in una caserma operativa, pertanto non ero preposto a queste operazioni, ma ho potuto toccare con mano, osservando dall’alto della strada che scende da Passo Oclini, il corso della valanga, di questo fiume melmoso, che aveva la consistenza della stabilitura che si vende nei centri specializzati per l’edilizia, almeno nei primi momenti dopo la sciagura. Salvo poi asciugare e seccarsi con il tempo e con il caldo estivo, motivo per cui bisognava fare in fretta. Ma in fretta per cosa? Chi era stato fortunato, era già in salvo. Per chi era stato travolto, c’era solo la fretta di restituire il corpo ai familiari…».
Lions Club: il ricordo personale dell’aclista Gianni Bottalico
Commossa è stata anche la testimonianza di Gianni Bottalico, seregnese, già presidente provinciale prima e nazionale poi delle Acli, che gestivano l’Hotel Miramonti, spazzato via dall’ondata di acqua e fango: gli ospiti deceduti, tra cui i fratelli Disarò, furono una cinquantina. «Quella per le Acli milanesi rimane una ferita profonda -ha spiegato Bottalico-. Non fu una fatalità: la verità è che quelle vasche che cedettero non avrebbero dovuto stare lì… Floriano Villa, un geologo, un uomo straordinario, e Lorenzo Cantù, allora presidente delle Acli milanesi, un sant’uomo, si batterono a lungo, con l’aiuto degli avvocati, per avere giustizia. Giustizia, ma non una giustizia vendicativa, bensì un’assunzione di responsabilità. Il percorso è stato faticoso: occorreva però stabilire che il valore di una donna e di un uomo non può essere subalterno al profitto di un’azienda».