Anni di lavoro e di studio per sviluppare 811 glifi tra lettere, numeri, accenti, punteggiatura e simboli: EasyReading nasce così, come font dal disegno essenziale e ibrido, perché presenta contemporaneamente lettere con grazie, tracciate utilizzando un design specifico, e senza grazie. Gli spazi sono calibrati apposta per contrastare l’affollamento percettivo. EasyReading vanta il primato di essere l’unico font al mondo in grado di facilitare la lettura ai dislessici – se ne stimano due milioni solo in Italia: è già stato utilizzato da De Agostini Scuola, Pearson Italia e Rcs Libri, Slow Food Italia e la Fondazione Luigi Einaudi onlus, il Miur e svariate decine di istituti scolastici sparsi lungo tutto lo Stivale. Nel corso del 2018 il font sarà utilizzato anche per l’alfabeto greco e per quello cirillico: al via una nuova scommessa. Intanto è stato adottato da Topolino, la più celebre testata di fumetti in Italia, nel progetto di rinnovamento varato mercoledì 11 aprile 2018.
Si definisce imprenditore e investitore. Lui è Marco Canali, 55 anni, e da Monza il suo buon fiuto l’ha portato a imbattersi, a curiosare e a decidere di partecipare a vario titolo a una decina di progetti imprenditoriali di successo, italiani e internazionali. Tra i quali, appunto EsasyReading.
Settore energetico, cosmetica, edilizia, industria alimentare ed editoria: a cosa è più legato?
Sicuramente EasyReading: un carattere tipografico creato per aiutare i lettori dislessici, ma in grado di migliorare le capacità di lettura di tutti. Sta riscuotendo un grande successo, tanto da essere utilizzato da colossi dell’editoria, fondazioni di rilevanza nazionale. È stato messo a punto dopo anni di lavoro da Federico Alfonsetti: un passato da editore e un’ammirazione sconfinata per Bruno Munari. Con lui i soci Enzo Bartolone e Nino Truglio. E il mio contributo come finanziatore.
Imprenditori non ci si improvvisa…
Monzese doc, ho studiato al liceo classico Zucchi: per anni ho abitato proprio dietro la scuola, in via Giuliani. Poi gli studi di Fisica all’università Statale di Milano e quelli in Economia e Commercio a Bologna. Ho vissuto per un anno a Madrid, poi sono tornato qui.
Perché ha scelto come base Monza?
Mi sono sempre trovato bene: è la mia città, da sempre, nonostante trascorra diversi mesi all’anno all’estero. Anche in passato l’ho sempre difesa dagli “attacchi” di chi la considerava eccessivamente “carina, ordinata e sicura”: fosse poco. Negli ultimi dieci anni ho notato dei cambiamenti: la città si sta risvegliando e sta attirando l’attenzione anche degli stranieri. Apprezzano il suo ordine, la sua vivibilità.
E allora come renderla più attraente?
Puntando sulla sua unicità. Penso alla Villa reale e al suo parco: quando, in giro per il mondo, mostro le foto del parco, quasi nessuno crede allo splendore che abbiamo la fortuna di avere a portata di mano.
Ma c’è un ma…
Bisognerebbe puntare di più sull’accoglienza, sulle infrastrutture: chi decide di visitare la nostra città, dovrebbe poterlo fare al meglio.
Per chi è del territorio, il suo cognome rimanda subito alla Canali, di Sovico, capi sartoriali di lusso.
Ho lavorato per vent’anni nell’azienda di famiglia. Nel 2009 ho cambiato rotta e ho iniziato a scoprire altre realtà, piccole o medio piccole, e a decidere di investire nelle idee più interessanti. Curiosa.
Per esempio?
Una società di Barcellona, che si chiama “La casa por el tejado”. Ovvero, tradotto: la casa partendo dal tetto. Costruiamo attici sui tetti di edifici storici, senza modificare le caratteristiche che li hanno resi unici. Si tratta di strutture modulari che vengono realizzate altrove e che vengono posizionate in un paio di giorni.
Insomma, solo progetti più che particolari.
Assolutamente. Devono essere affascinanti, mai banali. Sicuramente innovativi. Non li definisco missioni impossibili, ma quasi.
Ha seguito anche attività in città o in provincia?
Non ancora: i nostri imprenditori sono in gamba. Il territorio in cui viviamo è tra i più attivi e produttivi non solo d’Italia, ma anche d’Europa.
Però ha avuto modo di occuparsi anche di teatro. Qui in città, dico.
Ho deciso di accettare l’invito dell’amico Marzio Franco e di partecipare all’iniziativa che ha riportato in scena, a quarant’anni di distanza, “La lunga guerra fra Venegono e Castelserpio”, tratta da un fumetto di Enzo Lunari. Abbiamo recitato ancora una volta sul palco del Villoresi. Tutti noi, da ragazzi, abbiamo frequentato l’oratorio del Carrobiolo