Sfruttamento della manodopera, base a Concorezzo: operazione della Guardia di finanza con 34 indagati

È stata chiamata “Mecenate”: le fiamme gialle del Comando Provinciale di Imperia, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno individuato e smantellato una presunta associazione a delinquere. Sequestrati 2,2 milioni di euro.
Operazione della Guardia di finanza
Operazione della Guardia di finanza

Aveva sede a Concorezzo la società capogruppo al centro di una vasta operazione della guardia di finanza, Comando Provinciale di Imperia, coordinata dalla locale Procura della Repubblica che ha individuato e smantellato una presunta associazione a delinquere accusata di sfruttamento della manodopera, frode fiscale, reimpiego di capitali illeciti e autoriciclaggio. 34 gli indagati delle province di Imperia, Milano, Monza e Brianza, a 14 dei quali viene contestato il reato associativo.

Attraverso il “caporalato”, secondo quanto emerso dalle indagini dell’operazione chiamata”Mecenate”, gli indagati avrebbero sfruttato migliaia di lavoratori impiegati nei settori della logistica e dei servizi alle imprese, conseguendo ingenti profitti illeciti pari a circa 23,5 milioni di euro per retribuzioni e contributi non versati.

Le indagini sono state avviate dopo alcune segnalazioni di operazioni sospette riguardanti un imprenditore ligure a capo di un gruppo societario specializzato nei servizi di logistica e pulizie. Attraverso accertamenti bancari avviati dalle fiamme gialle è emersa una struttura operativa del gruppo su due livelli: uno di cooperative «prive di qualsivoglia profilo mutualistico» dicono gli investigatori, nelle quali erano inquadrati gli oltre 1.300 lavoratori impiegati su tutto il territorio nazionale; un secondo livello costituito dallo ‘schermo’ di società di capitali affidate a fiduciari e/o prestanome, che appaltavano i servizi richiesti.

I lavoratori delle cooperative – secondo quanto emerso – sarebbero stati reclutati concordando la sola retribuzione oraria mediamente inferiore del 30/40% rispetto ai contratti collettivi nazionali di settore e impiegati in turni di lavoro anche oltre l’ordinario: “e senza qualsivoglia forma di assenza retribuita”. Da intercettazioni telefoniche e testimonianze oltre che da documenti sequestrati a Concorezzo i finanzieri hanno ricostruito condizioni di sfruttamento e assoggettamento dei lavoratori: “ messo in atto approfittando dello stato di bisogno e della necessità di un posto di lavoro, spesso unico mezzo di sostentamento per le famiglie e, per numerosi extracomunitari impiegati, condizione necessaria per godere di un valido permesso di soggiorno in Italia”.

Secondo quanto ricostruito il sistema era stato organizzato da un sodalizio composto a vario titolo da circa trenta persone, tra cui anche un consulente del lavoro di Milano e prevedeva che alla fine di ogni mese i ‘caporali’ comunicassero, al vertice direzionale, le ore di lavoro prestate da ogni lavoratore presso le singole cooperative. I dati venivano poi comunicati allo studio del consulente affinché i suoi dipendenti ricostruissero artificiosamente le buste paga su un numero inferiore di ore e aggiungendo voci ‘accessorie’ della retribuzione (indennità di trasferta, permessi non goduti, gratifica natalizia, ferie non godute, ecc.), con il fine unico di abbattere l’imponibile contributivo e fiscale ma consentendo, alle aziende, di risultare apparentemente e formalmente in regola.

A seguito di una parziale ‘discovery’ delle indagini, conseguente all’esecuzione di numerose perquisizioni nel mese di gennaio 2019, i lavoratori scioperarono in massa mettendo in difficoltà i punti vendita sul territorio nazionale, del principale committente dei servizi di pulizie e facchinaggio, un gruppo internazionale del fashion business, estraneo alle contestazioni mosse nei confronti del sodalizio. Nei mesi successivi sono state regolarizzate le buste paga, in conformità ai contratti collettivi nazionali e nel rispetto delle norme, perfezionando specifiche conciliazioni con i singoli lavoratori delle cooperative e con la corresponsione complessiva di circa 15 milioni di euro, di cui una parte a favore dei lavoratori, quali retribuzioni non corrisposte, ed il rimanente all’Inps a titolo di contributo previdenziale ed all’Erario a titolo di oneri fiscali.

Le indagini, tuttavia, sono proseguite portando nel giugno scorso a primi sequestri delle Fiamme Gialle di polizze assicurative, in capo al principale indagato, per un importo pari a oltre 900mila euro. Da ultimo, visto il massiccio e contemporaneo tentativo di riscatto di ulteriori numerose polizze assicurative riconducibili alle diverse società che facevano capo allo stesso indagato, la Compagnia di Sanremo ha eseguito il 18 febbraio scorso un ulteriore decreto di sequestro preventivo per equivalente ‘d’urgenza’, per un importo pari a circa 1,3 milioni di euro.

Sull’operazione è intervenuto l’onorevole leghista Massimiliano Capitanio: «Speculare sui lavoratori, costringendoli a lavori forzati in cambio di paghe irrisorie, è vergognoso. Spiace che il nome di Concorezzo venga oggi associato accidentalmente a questa brutta vicenda. Voglio complimentarmi con la Guardia di Finanza per l’articolata operazione portata a termine. La tutela del lavoratore è fondamentale e non sono tollerabili sistemi criminali che speculano sulla pelle delle persone e aggirano qualsiasi legge dello Stato solo in nome del profitto».

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