Seveso, ottiene i domiciliari ma li viola dopo due giorni: torna in carcere il figlio violento

Torna in carcere in una settimana il 28enne di Seveso accusato di maltrattamenti ed estorsione in famiglia: ha subito violato i domiciliari.
Monza Carcere via Sanquirico
Monza, l’ingresso del carcere di via Sanquirico Fabrizio Radaelli

È durato una settimana il tentativo dei giudici di mandare ai domiciliari l’uomo 28 anni di Seveso arrestato a febbraio per maltrattamenti ed estorsione in famiglia, ai danni della sorella di 31 anni e dei genitori di più di 70. L’uomo era stato arrestato a febbraio e una settimana fa aveva ottenuto il beneficio di uscire dal carcere per restare ai domiciliari ma, pochi giorni dopo, è risultato irreperibile al controllo serale dei carabinieri di Seveso.

L’assenza è stata così segnalata all’autorità giudiziaria che ha deciso di ripristinare la custodia cautelare in carcere, a Monza.

I maltrattamenti del figlio e l’arresto

Maltrattamenti ed estorsione nei confronti dei familiari, il padre e la madre che hanno più di 70 anni e la sorella, che ne ha 31, sotto gli effetti di alcol, psicofarmaci, droghe. Sono i motivi per cui un 28enne di Seveso era stato arrestato e portato in carcere dai carabinieri dopo l’ordinanza firmata dal Gip di Monza.

I fatti erano iniziati a maggio del 2020: l’uomo, stando alle indagini, avrebbe minacciato anche di morte i genitori e la sorella, arrivando a mettere le mani al collo della madre e spaccando oggetti, come il telefono della 31enne, sottraendo soldi poi ai familiari. Durante le esplosioni di rabbia dell’uomo, le altre persone della casa o lasciavano l’abitazione oppure si chiudevano nelle camere: e succedeva pressoché ogni giorno.

Maltrattamenti ed estorsioni per droga e debiti

Il 28enne avrebbe poi speso i soldi per pagare debiti e per acquistare alcol e droga. A confidare quanto stava accadendo all’interno dell’abitazione è stata la sorella, che ha avvicinato un carabiniere di Seregno durante la sorveglianza alle ultime elezioni comunali di Seveso. I militari hanno poi chiesto alla donna e ai suoi genitori di andare in caserma per formalizzare la denuncia: ai carabinieri la famiglia ha raccontato quando stava accadendo ormai da troppi mesi, arrivando così all’arresto.