«Sono qui a pregare con voi, in questo momento molto complicato, come segno di condivisione verso chi sta soffrendo». Monsignor Michele Elli, vicario della zona episcopale di Monza, ha introdotto così domenica 30 marzo la santa Messa che ha celebrato in mattinata a Seregno, nella basilica San Giuseppe, nel pieno della bufera che vede al centro don Samuele Marelli, coordinatore della pastorale giovanile in città tra il 2017 ed il 2024, accusato di abusi sessuali nei confronti di un gruppo di giovani degli oratori locali e, per questo, già processato in primo grado dal tribunale ecclesiastico regionale, che a breve dovrebbe comunicare la sua sentenza, ed indagato dalla procura della Repubblica di Monza.
Abusi sessuali: credere in Dio, non negli uomini
«Noi non crediamo negli uomini -ha spiegato nell’omelia monsignor Elli, con un riferimento quasi naturale a quanto è emerso in precedenza-, ma in Gesù Cristo. Gli uomini tante volte ci deludono, ci rattristano. Tante volte sono occasioni di fatica e di scandalo. Noi crediamo in Gesù Cristo e siamo qui per lui. Dio, solo lui è la nostra roccia». Elli ha quindi provato a delineare una prospettiva futura: «Il nostro è un Dio che non toglie la speranza. Dio guarda al male fatto, ma mai per fermarsi al male. Dio non lascia solo nessuno. Il suo dono di consolatore in questi giorni, per questa comunità, è da invocare con forza, per tutti».
Abusi sessuali: vicinanza anche da parte del vescovo
Il vicario ha infine letto un suo comunicato, diffuso in tutte le funzioni eucaristiche festive: «Testimonio la vicinanza mia e del vescovo Mario a questa comunità, così gravemente ferita, particolarmente ai ragazzi ed alle famiglie coinvolti. È utile precisare alcuni passaggi, peraltro già presi in considerazione da un comunicato pubblicato sul sito della diocesi di Milano». Questi i suoi elementi più significativi: «A seguito delle notizie diffuse, ricordo che il sacerdote aveva già lasciato la comunità nel gennaio del 2024 e da allora era stato sollevato da ogni incarico. Dopo un’indagine previa, è stato subito avviato al tribunale ecclesiastico lombardo il processo canonico, di cui si attende la sentenza. Il riserbo mantenuto fin qui era a tutela delle persone coinvolte e delle loro famiglie, di cui abbiamo ascoltato le sofferenze e gli interrogativi. Le risorse sono state indirizzate ai giovani, che stanno approfondendo l’accaduto affiancati da professionisti, che li assistono anche dal punto di vista legale. Gli oratori stanno affrontando una fatica, ma i ragazzi non sono soli. Sono stati vittime anche di un abuso di fiducia: la comunità si stringe a loro e li supporta, perché la ferita si rimargini al più presto e riprenda il cammino del bene. Che Dio ci assista, in un percorso complesso e non semplice».
Abusi sessuali: recitato un rosario meditato all’oratorio San Rocco
Sempre domenica 30 marzo, in serata, la chiesa del Sacro Cuore, interna all’oratorio San Rocco, ha ospitato la recita di un rosario meditato, con la finalità di dare forza ai giovani loro malgrado coinvolti. «La partecipazione è stata numerosa -ha commentato don Paolo Sangalli, agratese, classe 1985, dal settembre scorso nuovo responsabile della pastorale giovanile locale-. È stato un bel segno di condivisione e vicinanza». Poco prima, il sacerdote aveva inviato tramite WhatsApp un messaggio alle famiglie dei giovani che frequentano gli oratori. «Carissime famiglie -recita il testo, condiviso dagli educatori della pastorale giovanile-, le notizie delle ultime ore ci disorientano, ci preoccupano e ci fanno arrabbiare. Tra di noi ci sono persone che hanno molto sofferto, che ancora soffrono moltissimo e che portano un grosso peso da tanto (troppo) tempo. Questo però sia il tempo per ritrovarci uniti, parlarne, anche arrabbiarci, se serve; urlare tutto il turbamento che portiamo nel cuore: pregare, se ce la sentiamo. Ma restiamo insieme! Il male divide, spezza, ci mette l’uno contro l’altro; noi invece vogliamo dire che ancora crediamo nel Bene, che desideriamo il bene per noi e per i più giovani che ci sono affidati. Non è facile, ma possiamo riuscirci solo insieme». Don Sangalli ha infine terminato: «Il silenzio di questi mesi ha permesso non solo lo svolgimento efficiente delle indagini, ma soprattutto che chi è più coinvolto in questa tristissima vicenda venisse accompagnato con delicatezza attraverso un percorso psicologico, psichiatrico e spirituale. Ci siamo affidati a professionisti e ad esperti che stanno vivendo con noi momenti decisivi. E ci stiamo già attivando per creare spazi e tempi perché nessuno nella nostra comunità rimanga solo o si senta abbandonato. Tanto abbiamo già fatto, ancora di più possiamo e dobbiamo fare. Noi ci siamo, con voi e per voi. Sempre! Vi aspettiamo e vi vogliamo bene».