Scontro legale in aula per il carabiniere di Brugherio morto in moto nel Lecchese

Scontro tra consulenti in Tribunale a Lecco nel processo per la morte di Luca Giuseppe Benfatto, il carabiniere di Brugherio che il 19 aprile 2015 cadde con la sua motocicletta nel Lecchese.
La scena dell'incidente nel quale è morto Luca Benfatto, il carabiniere in servizio alla stazione di Brugherio
La scena dell’incidente nel quale è morto Luca Benfatto, il carabiniere in servizio alla stazione di Brugherio

Scontro tra consulenti in Tribunale a Lecco nel processo per la morte di Luca Giuseppe Benfatto, il carabiniere di Brugherio, 34 anni, che il 19 aprile 2015 cadde con la sua motocicletta sulla strada provinciale 72 in località Pino, dopo il centro abitato di Fiumelatte e deceduto per un gravissimo trauma cranico encefalico da caduta e scontro.

Per la pubblica accusa hanno testimoniato il responsabile della sottosezione della Polizia stradale di Bellano Ezio Ferrante e il consulente tecnico monzese Domenico Romaniello.


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Per Ferrante, intervenuto sul posto, a provocare l’incidente stradale sarebbe stata una concomitanza di cause: sì le condizioni dissestate dell’asfalto (per le quali è imputato, per le ipotesi di reato di omicidio colposo e omissione di controllo, Angelo Valsecchi, dirigente dell’Amministrazione provinciale di Lecco, difeso dall’avvocato Edoardo Fumagalli), ma anche la velocità definita «non moderata» a cui viaggiava il motociclista nonché lo stato di usura dello pneumatico posteriore, che Ferrante ha specificato come «non fosse omologato».

Per Romaniello, invece, tutta la responsabilità dell’incidente sarebbe da ascrivere alle sole «gravissime sconnessioni del manto stradale», confermate anche da un testimone, il collega di Benfatto che quella mattina stava facendo con lui un giro sul lago, a bordo di una seconda motocicletta. La consulente della difesa, Patrizia Filippi, ha invece puntato il dito contro la velocità di marcia del motociclista e il presunto stato di usura dello pneumatico.

Si torna in aula il 20 marzo per ascoltare un altro testimone, come chiesto dalla parte civile, i familiari dello sfortunato carabiniere, rappresentati dall’avvocato Francesco Cuscunà di Catania.