Il procedimento per la dichiarazione di fallimento di Società Pedemontana torna in aula l’11 settembre. La Procura di Milano insiste nel chiederne il fallimento, sostenendo che la società non è in grado di far fronte agli impegni finanziari necessari per completare il progetto di collegamento tra le province di Varese e Bergamo (finora l’opera è stata completata per un terzo), i legali della società la ritengono un’accusa «infondata»: l’hanno ribadito in una memoria «in quanto al momento l’insolvenza della società non esiste, il conto corrente è in attivo» e nessun creditore si è fatto avanti.
Il giudice ha dato termine ai pm fino al 21 agosto per depositare le repliche scritte mentre i legali di Apl avranno tempo fino al 5 settembre per le controrepliche . Una nuova udienza è stata fissata per l’11 settembre.
«Il Governatore lombardo Roberto Maroni deve prendere atto del fallimento di Pedemontana e del federalismo autostradale ha commentato Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente – Oggi esce ancora una volta compromessa la credibilità di Pedemontana e delle sue prospettive di completamento visto che la ricerca di nuovi finanziatori dura invano da 5 anni. È impossibile pensare che la Pedemontana possa avere un ruolo e pagarsi i costi con i ricavi da traffico dopo i fallimenti di TEEM e Brebemi che per stare in piedi, con un terzo del traffico previsto, hanno dovuto essere stampellate da garanzie pubbliche e aiuti di Stato».
Lunedì 24 luglio davanti al Palazzo di Giustizia un gruppo di lavoratori rappresentati dal Cub trasporti ha chiesto la salvaguardia dei circa 600 posti di lavoro e al contempo il fallimento anche perché è stato, tra l’altro, fatto notare che gli introiti dei pedaggi sono sotto il 60 per cento di quanto prefissato. D’accordo anche i manifestanti di “No Pedemontana”.