In gergo tecnico si chiama “area due”. È quella sezione dell’organizzazione della Croce rossa dedicata al supporto e all’inclusione sociale. Perché chi indossa una divisa della Cri non è solo di servizio sull’ambulanza o impegnato durante i mesi invernali nella gestione del piano freddo insieme agli altri volontari. La Croce rossa è molto e tanto altro. Una variegata e fantasiosa sfaccettatura di idee, progetti, proposte e iniziative.
Monza da sempre fa da raccordo per i comitati locali della Brianza. Stella Torraco è delegato tecnico per l’area due della provincia di Monza e Brianza. E lei a supportare e coordinare i delegati locali.
Come Paolo Redaelli, referente per il comitato di Monza dove i volontari sono da anni impegnati con l’unità di strada per due sere a settimana e due volte al mese con gli Avvocati di strada, a disposizione di chi è senza fissa dimora o è vittima della tratta. La sede di Monza ha partecipato questo inverno a 106 notti al centro di accoglienza Spallanzani, che ora potrebbe riaprire il sabato per consentire a chi non ha una casa di utilizzare i bagni e le docce. Qui sono stati accolti i migranti in fuga dalla guerra e dalla fame.
E poi ancora si occupa della raccolta viveri e la distribuzione, l’accoglienza dei piccoli arrivati dal Saharawi e il trasporto gratuito dei bambini oncologici che devono andare in ospedale per terapie e controlli.
«Recentemente la Croce rossa provinciale ha ultimato un corso per operatori di attività sociale a cui hanno partecipato quindici dei nostri volontari – spiega Radaelli -. Anche questa è inclusione sociale perché rappresenta un valore aggiunto a quanto facciamo ogni giorno».
Non è monzese ma a Monza opera il Gruppo clown della Croce rossa, nato a Brugherio nel 2012 e che oggi è presente nel reparto di pediatria del San Gerardo e del Fatebenefratelli di Milano, ma anche con la onlus Nadia che dà sostegno ai bambini adottati e con le case di riposo di Brugherio.
«A ottobre è partito il secondo corso provinciale e adesso siano in ventitré volontari clown da tutta la provincia più due clown dottori», spiega Giampiero Taliento, referente del Gruppo clown. Ogni week end dai tre ai sei volontari sono impegnati nei diversi ambiti di intervento.
«Cerchiamo di entrare in empatia con i piccoli – continua Taliento -. Il nostro è un tipo di volontariato molto delicato e per questo siamo uno dei pochi gruppi della Croce rossa a poter contare su un costante supporto psicologico». Volontari clown non ci si improvvisa. Occorre specializzarsi con un corso specifico che comprende diverse ore di teoria e di tirocinio sul campo. Il team della Cri di Monza collabora con altri tre gruppi in Lombardia. Sono loro, armati di naso rosso e sorrisi, che vengono chiamati a intervenire anche in caso di calamità naturale. «Da quando ci siamo costituiti ci è capitato solo una volta – ricorda Taliento -. Siamo stati a Moglia, un piccolo comune al confine con l’Emilia Romagna, colpito dal terremoto del 2012».
«L’area due – commenta Mario Messina, commissario provinciale della Croce rossa – è la più difficile da gestire, quella che può contare su pochissime risorse, eppure uno degli aspetti più importanti per la Cri. Quasi sempre i volontari agiscono nel più completo anonimato, arrivando a fare davvero cose incredibili sul loro territorio. Il nostro team provinciale collabora solo da sei anni ma vedo che la strada fatta è già stata moltissima».
Un aspetto, quello dell’intervento di tipo sociale, che affascina e attira sempre più volontari. Sono tanti quelli che decidono di seguire il corso base di Croce rossa solo per poter accedere alle attività sociali.
«Non è necessario salire per forza su un’ambulanza per essere un volontario della Croce rossa. Anche così si può fare tanto per molti», conclude Messina.