Monza: tutti in piazza contro le slot nei bar

Sabato 5 ottobre al Caffè di piazza Trento e Trieste lo slot mob per sensibilizzare baristi e clienti sugli effetti disastrosi delle macchinette elettroniche. Si potrà giocare a calcio balilla e dama

Uno «slot mob» contro il gioco d’azzardo con le macchinette mangiasoldi. E’ l’iniziativa annunciata dall’associazione «Una Monza per tutti» ed in programma per sabato 5 ottobre dalle 11.30 alle 14.30 al Caffè della Piazza, di fianco al municipio del capoluogo. Una sede scelta non a caso: il titolare del locale – Gianmarco Bonelli – è uno dei baristi che si è sempre rifiutato di installare le video slot nel suo locale.

Oltre ai discorsi di rito che presentano l’iniziativa, verranno proposte ai partecipanti delle sane alternative ai giochi mangiasoldi. Calcio balilla, giochi da tavolo e di prestigio con la collaborazione della Città del Sole e del mago Lele. Un modo semplice, spiega Anna Martinetti – portavoce di Una Monza per tutti – per sensibilizzare i monzesi sul fenomeno e indurre altri baristi a rinunciare a una fonte di guadagno che rischia di trasformare i clienti più deboli in giocatori incalliti. Gli stessi obiettivi della campagna che «il Cittadino» aveva avviato qualche mese fa, pubblicando per settimane i racconti dei baristi che avevano detto no a questa schiavitù elettronica e gli allarmi dei medici dell’Asl monzese. Il tutto in attesa – e dovrebbe essere questione di giorni – della legge regionale che dovrebbe fissare paletti e regole più severe per l’apertura delle sale gioco e la diffusione delle slot machine.

Quello delle macchinette mangiasoldi è un fenomeno preoccupante anche nel nostro territorio e l’unica consolazione sta nel fatto che, nell’ultimo anno, i monopoli di Stato hanno certificato complessivamente una leggera contrazione dei consumi. Si tratta comunque di cifre da capogiro con un volume di gioco stimato in circa 87,1 miliardi di lire, dei quali solo 70 tornano nelle tasche dei giocatori. La differenza di 17,1 miliardi persi dai giocatori prendono diverse strade: 8,1 miliardi vanno allo Stato come gettito erariale mentre i restanti 9 finiscono a punti vendita, bar, tabacchi e alle varie imprese concessionarie dello Stato.