Era stata chiamata “Casa di Carta” l’indagine condotta dalla Finanza di Como e coordinata dalla Procura di Monza, che a novembre dello scorso anno portò alla scoperta di una associazione a delinquere, in provincia di Monza e Brianza, (19 misure cautelari applicate) che avrebbe commesso truffe allo Stato per ottenere oltre 13 milioni di erogazioni pubbliche.
Nei giorni scorsi sono scattati gli arresti domiciliari, oltre a un sequestro preventivo per oltre 56mila euro, per un funzionario di banca che avrebbe favorito il gruppo criminale. L’ordinanza, eseguita dai finanzieri del Comando Provinciale di Como, è stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Monza.
Monza, operazione “Casa di Carta”: a novembre 19 misure cautelari
Il sodalizio secondo quanto emerso dalle investigazioni avrebbe acquisito società di comodo, “di fatto inattive o decotte e prive di merito creditizio”, ne avrebbe falsificato i bilanci e la contabilità, “con aumenti di capitale simulati”, così da farle apparire “floride ed operative”, per poi utilizzarle come veicolo per ottenere da diversi istituti di credito “ingenti prestiti assistiti da una garanzia pubblica pari all’80% dell’importo erogato”. La truffa sarebbe avvenuta grazie alla complicità di un’agenzia finanziaria di Brescia che si sarebbe occupata di istruire la pratica in modo da agevolare la successiva istruttoria della banca e incassando, per questa intermediazione illecita, una percentuale sugli importi erogati.
Monza, operazione “Casa di Carta”: i servizi del bancario in cambio di denaro
Il bancario arrestato, in cambio di bonifici o denaro contante “quantificato in oltre 56 mila euro” si sarebbe adoperato “per garantire l’esito positivo delle pratiche di finanziamento, redigendo relazioni istruttorie ideologicamente false, munite di parere favorevole, finalizzate ad essere presentate agli organi deliberanti dell’istituto di credito”.
I presunti responsabili sono stati accusati, in concorso, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio e autoriciclaggio, con l’aggravante prevista per i reati transnazionali. Con l’erogazione della misura cautelare era inoltre stato eseguito un sequestro preventivo diretto e per equivalente dei beni riconducibili agli indagati per 13,8 milioni di euro come profitto dei reati contestati.