Monza, la dottoressa in pensione in prima linea con la squadra di emergenza psicologica

La monzese Silvana Torlasco è in prima linea con la squadra di emergenza psicologica a disposizione dei medici di base per affrontare la pandemia e le emozioni estreme ad essa connesse.
Silvana Torlasco
Silvana Torlasco Fabrizio Radaelli

Ha vissuto la tragedia dei terremoti, è stata al fianco delle persone che a Mirandola hanno perso gli affetti più cari e la propria casa, ora Silvana Torlasco, medico e psicoterapeuta, in pensione da giugno, è accanto ai colleghi in prima linea nell’affrontare la pandemia. Dal 2014 è a capo della Suemp, la squadra di Urgenza e emergenza costituita dall’Ordine dei medici di Monza e Brianza: una ventina di medici e psicoterapeuti volontari appositamente formati per offrire sostegno alle persone in caso di emergenza.

«Siamo la prima squadra di emergenza che si è formata all’interno di un ordine dei medici territoriale – spiega – fino a oggi avevamo lavorato molto con il comune di Bernareggio come sostegno e supporto a un evento traumatico dopo il crollo di una palazzina. Dai primi di marzo invece ci siamo messi totalmente a disposizione dei colleghi medici per sostenerli ad affrontare l’emergenza Covid».

È nato così il progetto partito già a marzo per i medici di medicina generale e pediatri di famiglia del territorio a cui sono stati offerti incontri di sostegno, a gruppi o individuali tramite chiamate o videoincontri.

«Abbiamo pensato ad un aiuto ai medici di medicina generale e ai pediatri di famiglia – spiega Torlasco – perché i medici ospedalieri avevano già un supporto psicologico all’interno dei reparti. C’era invece bisogno di aiutare i medici del territorio che sono normalmente abituati a gestire forti livelli di stress, ma che si sono trovati ad affrontare un evento totalmente inaspettato con ritmi di lavoro e situazioni umane fortemente destabilizzanti come il flusso di pazienti da gestire in continua crescita, le responsabilità e i rischi sempre più forti».

Tutti hanno dovuto affrontare i molti lati oscuri dei questa pandemia, si sono scoperti vulnerabili davanti a una emergenza sanitaria, mai vista prima. Alcuni sono stati contagiati, altri sono stati in quarantena altri ancora deceduti, vittime loro stessi del virus . «Per evitare danni psicologici da over-efforce, burnout, traumatizzazione vicaria o disturbo post traumatico da stress – prosegue Torlasco – è necessario intervenire in modo mirato e tempestivo».

Davanti a questa seconda ondata pandemica il lavoro della squadra di volontari è ripreso, anzi non si è mai fermato, nemmeno nei mesi estivi.
«Rispetto a marzo la stanchezza si fa sentire – spiega Torlasco – sia tra di noi della squadra sia tra i colleghi sul territorio. Abbiamo già ripreso il nostro lavoro».

Nella prima fase i temi più frequenti negli incontri con i medici sono stati la difficoltà ad adattarsi a una comunicazione diversa con i propri pazienti: «C’è stata la paura di affrontare per una malattia sconosciuta – spiega Torlasco – il senso di impotenza davanti all’aggravarsi di una situazione, i sensi di colpa, i lutti da elaborare».

Una cinquantina i medici del territorio che si sono avvalsi del servizio: «Alla fine abbiamo offerto aiuto non solo ai medici – conclude – ma anche ad alcuni loro pazienti che avevano bisogno e continuiamo a fare sostegno anche in questa seconda fase».
Il metodo seguito è il protocollo Emdr, un approccio psicoterapico interattivo e standardizzato che ha dimostrato efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie inclusi la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto.