Monza, il ristorante dei boschetti sotto sfratto: «Ma non siamo ancora chiusi»

Il liquidatore del ristorante “Da Gigi” ai Boschetti reali di Monza risponde alla messa sotto sfratto del Comune: «Non siamo ancora chiusi. E il nostro affitto è cresciuto di 13 volte dal 1987».
Ristorante da Gigi
Ristorante da Gigi Fabrizio Radaelli

Il ristorante “da Gigi” ai Boschetti non è chiuso e «lavora con la passione che i monzesi apprezzano dal 1987». Lo precisa Francesco Nazareno Valente, il liquidatore della società G.P. Company conduttrice dell’immobile di proprietà del Comune in cui opera il locale: il numero dei clienti, spiega, è crollato in seguito alla pubblicazione degli articoli relativi all’avvio della procedura di sfratto per morosità da parte di piazza Trento e Trieste. In tanti pensano che il ristorante abbia cessato l’attività: «Non è così» afferma il liquidatore che fornisce la sua versione della vicenda.

Nel corso degli anni, ricostruisce, i rincari del canone di locazione applicati dal municipio hanno superato «di oltre 13 volte» la cifra iniziale, fissata nella concessione del 1987. Il Comune, prosegue, aveva proposto un importo inferiore a quello dell’ultima versione del contratto di locazione, che la società aveva sostanzialmente accettato per poter proseguire l’attività. L’accordo, però, non è mai stato formalizzato: «Abbiamo sollecitato – prosegue Valente – decine di volte un incontro per definire la questione» senza ottenere riscontro. «Improvvisamente poi – aggiunge – è arrivata una richiesta esorbitante di pagamento di canoni pregressi che il Comune sapeva non essere dovuti, tanto che l’amministrazione stessa aveva proposto una soluzione ben diversa. Abbiamo scritto al sindaco, ma dalla sua segreteria hanno risposto che la questione è in mano ai legali che, però, non parlano con i nostri avvocati».

«È evidente – commenta – la volontà politica di andare in contenzioso, cosa che vorremmo evitare. In un momento di crisi del settore senza precedente evidentemente il Comune non sente la necessità» di trovare un accordo eppure, dopo le difficoltà provocate dal lockdown e dalla pandemia di covid-19, «i ristoratori, oggi più che mai, vanno aiutati, non affossati».