Guida ancora la macchina (ma non di sera), non manca il vernissage di una mostra o un appuntamento pubblico. Ma, a 96 anni, il professor Pier Franco Bertazzini lascia la direzione dei corsi dell’Università degli anziani di Monza che ha contribuito a far nascere nel 1984.
«Il mio amico cardiologo questa volta è stato tassativo – spiega al telefono – Devo andare in pensione. Niente più lunghi discorsi in pubblico per evitare di accalorarmi e affaticare il mio cuore, quindi niente più lezioni o attività politica».
Al suo posto alla direzione dei corsi ci sarà la professoressa Carla Mariani che prende la guida dell’Università nata sull’esempio di quella milanese creata dal Cardinal Colombo e riceve il testimone da Bertazzini per il corso di letteratura italiana dedicato quest’anno al viaggio di Dante.
«Lascio l’università nelle mani di una persona degna che negli ultimi anni mi è stata di grande aiuto nell’organizzazione e nella didattica».
Per Bertazzini che è stato insegnante e preside per tanti anni nelle scuole monzesi l’esperienza dell’Università degli anziani è stata rivelatrice di un mondo nuovo: «Al liceo parlavo a ragazzi che non sempre avevano una gran voglia di studiare, qui invece ho sempre trovato reverenza nei confronti degli insegnanti e un pubblico attento e impegnato».
Alunni di tutte le età: dalle giovani signore interessate ad approfondire gli studi, ad ultraottantenni fedelissimi da decenni ai corsi che, da qualche tempo, si sono trasferiti nella sede del liceo Dehon, all’inizio di via Appiani.
«Persone con titoli di studi anche bassi, ma con una cultura vastissima, uomini e donne che hanno saputo formarsi leggendo moltissimo».
Del resto Bertazzini tiene a sottolineare la differenza tra il modello monzese e quello di altre università nate sul territorio: «Ci sono realtà che propongono corsi hobbistici, di disegno, ricamo, gioco delle carte, noi abbiamo sempre preteso di fare scuola sul serio».
I suoi corsi di letteratura italiana hanno sempre riscosso grande successo. Difficile dire quale gli sia rimasto nel cuore: «Da ragazzino era maniaco di D’Annunzio, poi, crescendo, l’ho ridimensionato, ma è un autore che ho sempre proposto volentieri. Sopra tutti metto Dante, con Petrarca, Tasso e Ariosto, ma come faccio a non citare Alfieri, Foscolo, Manzoni e Leopardi?».
Di certo, anche se non salirà in cattedra il professor Bertazzini sarà presente alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico e magari avrà la curiosità di sedersi tra i banchi. «Seguirei senz’altro i corsi di letteratura italiana e storia dell’arte. Ho perso il conto, ma credo di aver scritto le presentazioni per oltre un centinaio di mostre».