Sono le 18.18 di un qualsiasi giorno della settimana. Come il lunedì. Nel tratto terminale di via Manzoni a Monza, nei pressi dell’incrocio con largo Mazzini, il passaggio del pullman è costante.
In poco meno di venti minuti – l’appostamento si conclude alle 18.35 – si contano dieci mezzi percorrere la via in direzione del cuore della città e altri sei transitare nel senso di marcia opposto. Appartengono (in ordine di passaggio) alle linee z228, z222, z201, z208, z203, z205. E ancora: z206, z204, z221, z202. Si aggiunge un pullman della c80, diretto a Cantù, e un altro, turistico. All’incrocio con via Cavallotti parte dei mezzi prende una direzione differente, prosegue il suo tragitto verso il tratto iniziale della strada, che diventa più stretta e che costringe, in situazioni di grande congestione, ad azzardati transiti sul marciapiede.
«Qualcuno come me ritiene eccessivo il numero dei bus che transitano per alcune vie della città?»: lo chiede Alessio Carlo Rota, monzese, classe 1991, sul gruppo facebook “Sei di Monza se”, e ne nasce presto un’articolata discussione.
«Il punto è questo – spiega al telefono – Sappiamo che via Manzoni e via Appiani sono due delle principali arterie della città. Ma è possibile che una decina di linee debbano passare proprio da lì? Non si possono studiare percorsi alternativi? Tra bus e auto, quel tratto di strada resta sempre intasato, a ogni ora del giorno e della notte. Sulla questione abbiamo inviato all’amministrazione già diverse segnalazioni informali attraverso la stampa e abbiamo deciso di coinvolgere anche il consigliere Anna Martinetti, che ha segnalato la problematica all’assessore alla Viabilità Paolo Confalonieri».
Insomma: smog e inquinamento acustico raggiungono in fretta livelli elevati. «E allora perché non distribuire il passaggio dei mezzi su più vie, come era stato fatto in passato? E invece le vie, qui, continuano a chiuderle o a renderle a senso unico, causando ancora più caos», aggiunge Rota, che segnala anche come i residenti via Campini siano costretti a compiere un vero e proprio giro dell’oca per tornare a casa: le modifiche alla viabilità del nodo di largo Mazzini e dintorni, con la chiusura di via Gramsci e i vari sensi unici istituiti, li hanno fortemente penalizzati.
«Capiamo le esigenze viabilistiche, ma abbiamo la necessità di aprirci al traffico. E di avere – conclude – qualcuno che controlli la zona: i giardinetti di via Gramsci e intorno all’edicola sono frequentati da sbandati».
«L’asse costituito da via Manzoni e da via Appiani è l’unico, in tutta la città, che collega il centro storico con l’ospedale San Gerardo e con piazzale Virgilio: per questo le linee del trasporto pubblico passano in gran numero da lì».
Secondo l’assessore alla Viabilità Paolo Confalonieri non si potevano trovare soluzioni alternative: «Il centro storico è pedonale – ha precisato – e altre strade, parallele a via Manzoni e via Appiani, non erano abbastanza ampie per contenere un passaggio, in contemporanea, degli autobus in entrambe le direzioni. Via San Gottardo, ad esempio, presenta una curva troppo stretta: lì, lo spazio non esiste fisicamente».
Quanti siano i mezzi che percorrono quel tratto di città non è dato sapere: gli uffici comunali comunicano che, al momento, simili “dati sensibili” non possono essere diffusi «perché il contratto di gestione, al momento in proroga, andrà presto in appalto». Però due conti si possono improvvisare: con una decina di linee e con una media, per linea, di tre passaggi all’ora, si contano una trentina di transiti ogni sessanta minuti.