Monza, il carcere con la biblioteca vivente diventa luogo di incontro e confronto

Sono stati ventisette i detenuti che, dopo un percorso di preparazione durato alcuni mesi, hanno vissuto un'esperienza di dialogo con ospiti esterni. Soddisfatta la procuratrice Massenz
Uno scorcio del carcere di Monza
Uno scorcio del carcere di Monza

«Prendetevi tre ore, dimenticatevi gli impegni fuori, la fretta, godete della bellezza dell’incontro senza pregiudizi e senza paura. Fate domande e aspettatevi che anche il vostro libro vivente ne faccia a voi. Non siete obbligati a rispondere e non lo sarà nemmeno lui. Voi oggi rappresentate un pezzetto di normalità nella vita di queste persone detenute». Sono state queste le “raccomandazioni” che Manuela Massenz, procuratore aggiunto della Procura di Monza e promotrice del progetto “Biblioteca vivente” all’interno della casa circondariale di Monza, ha dato ai partecipanti che lo scorso 14 giugno sono entrati in carcere per dialogare con i ventisette libri viventi, detenuti dell’istituto di via Sanquirico che hanno accolto la proposta e avviato il percorso proposto dal progetto.

Biblioteca vivente: trenta minuti a disposizione per raccontarsi

Nell’area verde davanti al blocco detentivo, dove solitamente i detenuti incontrano i loro familiari e soprattutto i bambini durante la bella stagione, i libri viventi hanno atteso gli ospiti venuti da fuori. A disposizione mezz’ora di tempo per raccontarsi, per immedesimarsi, per fare domande e accogliere risposte. Un tempo lungo e corto allo stesso tempo, trenta minuti per mettersi davanti a un estraneo e provare a raccontare qualcosa di sé. Per i libri viventi l’occasione di aprirsi a degli sconosciuti, con il vantaggio di chi può raccontarsi sapendo che quella confidenza resterà qualcosa di intimo e unico, per gli ospiti venuti da fuori un’opportunità (per molti la prima nella vita) di vedere il carcere da dentro (seppur la parte più bella esteticamente), guardando negli occhi gli uomini, molti dei quali giovani adulti, senza vedere solo la pena o il reato.

Biblioteca vivente: la preparazione è durata qualche mese

Ad accogliere i visitatori che hanno aderito all’iniziativa c’erano anche la direttrice della casa circondariale, Cosima Buccoliero, e la comandante della Polizia penitenziaria, Emanuela Anniciello. «Queste persone si sono volute mettere in gioco, hanno deciso di aderire a questo progetto raccontando per iscritto la loro storia. È stata un’operazione a volte dolorosa che ha messo ciascuno davanti alle scelte compiute -ha raccontato Massenz-. Non tutti hanno portato a termine il percorso perché non è una strada semplice». Gli incontri di preparazione alla giornata del 14 giugno tra i volontari della Biblioteca vivente e i detenuti sono iniziati prima di Natale. L’appuntamento con i lettori esterni è l’atto conclusivo di un cammino durato mesi. «Alcuni di loro forse ripeteranno l’esperienza anche il prossimo anno, altri entreranno nel gruppo per la prima volta, e il prossimo maggio a nuovi lettori sarà data questa occasione straordinaria di reciproca conoscenza».

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.