Altri 65 brianzoli, “furbetti” del Reddito di cittadinanza, che avrebbero percepito illecitamente 350mila euro complessivi, sono stati denunciati alla Procura di Monza dalla Guardia di finanza, Comando provinciale di Monza e Brianza. Tra questi, un cittadino monzese che ha indebitamente percepito 8 mila euro in quanto sottoposto agli arresti, nel periodo di erogazione del beneficio economico, a seguito di una sentenza penale definitiva di condanna emessa dall’Autorità giudiziaria anche per associazione di tipo mafioso, nell’ambito degli sviluppi dell’operazione “Oversize” condotta nei confronti di un’organizzazione criminale facente capo a un boss della ‘ndrangheta, attualmente detenuto in regime di 41-bis.
Si tratta dell’effetto dell’intensificazione delle attività di polizia economico-finanziaria per il contrasto degli illeciti in materia di spesa pubblica, anche in collaborazione con l’INPS.
Gli interventi sono stati svolti, su tutto il territorio provinciale, dai finanzieri del Gruppo di Monza e delle Compagnie di Seregno e Seveso e sono stati finalizzati a verificare il possesso da parte dei richiedenti dei requisiti di onorabilità, cittadinanza, residenza, reddituali e patrimoniali, rispetto alle autodichiarazioni presentate.
L’attività investigativa si è concentrata in particolare sulla posizione di alcuni soggetti individuati per gli “alti profili di rischio”, con l’estensione degli accertamenti economico-patrimoniali ai componenti dei nuclei familiari. Dei 65 soggetti indebitamente beneficiari (di cui sei di origine extracomunitaria), il 35% non è risultato in possesso dei requisiti di onorabilità, in quanto destinatari di una misura cautelare personale, oppure condannati in via definitiva, nei dieci anni precedenti la richiesta, per un grave delitto.
Tredici percettori sono risultati sottoposti alla misura cautelare dell’arresto in carcere e ai domiciliari. Si tratta di dieci cittadini monzesi, agli arresti, a vario titolo, per riciclaggio e associazione a delinquere, rapina aggravata, violenza privata e truffa, furto aggravato, violenza di genere e revenge porn, ricettazione, detenzione abusiva di armi e falso nummario, maltrattamenti di animali, di un residente di Muggiò, tratto in arresto in flagranza di reato per traffico di stupefacenti, di una cittadina di Busnago, in carcere per furto e di un limbiatese sottoposto agli arresti domiciliari per rapina, furto aggravato e porto di armi abusivo.
Sono invece otto gli illegittimi richiedenti il contributo gravati, al momento della presentazione della domanda, dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, di cui tre cittadini di Monza con condanne per riciclaggio, rapina aggravata, ricettazione e furto aggravato, un residente di Concorezzo condannato per sfruttamento della prostituzione e detenzione di stupefacenti, un abitante di Mezzago con condanna per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia e due cittadini di Biassono, condannati per bancarotta fraudolenta e falso.
Altri casi hanno riguardato una abitante di Seregno in difetto del requisito della residenza in quanto rientrata da meno di due anni dagli Emirati Arabi Uniti, una residente di Cesano Maderno che ha dichiarato falsamente la propria disoccupazione pur avendo un impiego lavorativo in Svizzera da diversi anni, un cittadino romeno “con cittadinanza fantasma”, sorpreso alla guida nel comune di Varedo a bordo di un’autovettura con targa straniera ed in possesso della “Carta del Reddito di cittadinanza”.
Numerose inoltre le irregolarità individuate nelle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (D.S.U.) presentate all’I.N.P.S., con dati omessi o non veritieri che hanno condizionato il corretto calcolo dell’Isee (Indicatore di Situazione Economica Equivalente).
Tra questi, quattro soggetti che non hanno dichiarato vincite conseguite su propri conti di gioco online per oltre 76.000 euro (di cui uno con importi giocati per 345 mila euro); quattro persone per omessa indicazione dei redditi effettivamente percepiti; altri otto soggetti per incongruenza sulle unità immobiliari possedute, due per mancata indicazione degli autoveicoli e altri beni durevoli in possesso e, infine, sette soggetti per indicazione di contratti di locazione scaduti o per aver fornito inesattezze sulla composizione del nucleo familiare.
Gli esiti delle investigazioni svolte sono stati comunicati, oltre che all’Autorità Giudiziaria, anche ai competenti uffici dell’Inps per l’attivazione dei provvedimenti di decadenza, revoca, sospensione o riduzione dei benefici illecitamente erogati e l’avvio delle necessarie azioni di recupero dell’indebito percepito.