Monza: col nuovo frutteto in carcere cresce la voglia di lavoro

L'inaugurazione del nuovo frutteto nel carcere di Monza è stata l'occasione per raccontare il mondo del lavoro nella casa circondariale. Con numeri, panoramica delle attività avviate e finalità dei progetti.
Istituzioni e forze dell’ordine alla inaugurazione del nuovo frutteto nel carcere di Monza Sarah Valtolina

L’inaugurazione nella mattinata del 6 maggio, sotto una pioggia battente, del nuovo frutteto piantato all’interno dell’area verde della casa circondariale di Monza, è stata l’occasione per raccontare il mondo del lavoro all’interno del carcere.

Lavoro in carcere: «Il carcere è un serbatoio di risorse da impiegare»

Ad applaudire l’impegno dei detenuti che hanno dato vita al frutteto, grazie alla donazione di 30 alberi di susini donati dalla Fondazione Snam, c’erano anche il preseidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, accompagnato dall’assessore regionale Fabrizio Sala.

«Nel 2018 abbiamo sottoscritto con Assolombarda di Monza e Brianza un protocollo per la valorizzazione del lavoro penitenziario, condiviso da ventuno partner – ha spiegato il direttore del carcere, Maria Pitaniello, alla presenza anche di Gianni Caimi, direttore di Assolombarda MB – È importante che la società sappia che il carcere è un serbatoio di risorse da impiegare che producono servizi e beni per l’interno e l’esterno».

Il nuovo frutteto nel carcere di Monza

Lavoro in carcere: i numeri dei detenuti impiegati

Attualmente sono 150 i detenuti impegnati in servizi utili all’interno dell’istituto di via Sanquirico e assunti dall’amministrazione penitenziaria. A questi si aggiungono altri 25 ristretti che lavorano nei laboratori all’interno del carcere per conto di realtà imprenditoriali esterne e altri 25 che lavorano esclusivamente all’esterno.

Lavoro in carcere: le attività avviate

Sono diverse le realtà attive all’interno del carcere di Monza: la lavanderia industriale, aperta all’inizio degli anni Duemila, il servizio di digitalizzazione dei documenti storici del tribunale di Milano, scritti a mano e scansionati per evitare che l’usura della carta possa disperdere documenti storici e poi ancora i laboratori di assemblaggio e la falegnameria.

Tra i detenuti che lavorano per conto dell’amministrazione carceraria ci sono gli operatori del verde, che si occupano anche del nuovo frutteto oltre che dell’orto.

Nuovo frutteto in carcere: «Per acquisire professionalità»

«Servono nuove collaborazioni, soprattutto con il mondo imprenditoriale, per offrire maggiori possibilità e consentire ai detenuti di acquisire nuove professionalità da spendere una volta terminata la pena», ha aggiunto il direttore del carcere. E questa è la finalità anche del nuovo frutteto – come ha ribadito Patrizia Rutigliano, di Fondazione Snam – Questa iniziativa ha un’importante valenza ambientale perché la messa a dimora di nuovi alberi, che vede impegnata Snam attraverso la controllata Arbolia, è il modo migliore per abbattere le emissioni inquinanti».

Lavoro in carcere: attenzione che da tempo caratterizza Monza

Un’attenzione al mondo del lavoro come strumento di rinascita e riscatto personale e al contempo anche alla cura dell’ambiente, che da tempo caratterizza l’istituto di Monza, come ha ribadito da Francesca Valenzi, presente in rappresentanza del Provveditorato regionale per la Lombardia, tra i promotori del progetto di piantumazione degli alberi da frutto.

«Quello che abbiamo inaugurato oggi – ha aggiunto il presidente di Regione Lombardia, Fontanaè un progetto lodevole perché crea condizioni di recupero e valorizzazione della funzione educativa ma anche perché sensibilizza sull’innovazione in agricoltura, attuando uno dei principi della rivoluzione green che prevede rimboschimento e coltivazione in aree urbane e periurbane».