Lo “Spazio educativo” del Parini di Seregno fa scuola di buone pratiche

Il liceo Parini di Seregno e Lissone ha uno spazio speciale: uno "Spazio Educativo" che ha fatto scuola ed è stato ospite della fiera Fa' la cosa giusta.
Seregno Liceo Parini Spazio Educativo
Seregno Liceo Parini Spazio Educativo

Il liceo Parini di Seregno ha partecipato all’iniziativa “Fa’ la cosa giusta!” a Milano alla fiera al Portello, organizzata dall’associazione Sfide. All’interno della fiera, che si svolge da vent’anni, una sezione era dedicata alle “buone pratiche educative”. Erano presenti venti alunni tra cui parecchi con disabilità degli indirizzi scienze umane e linguistico, il dirigente scolastico Gianni Trezzi e i docenti Massimo Rho, Lori Mingotti, Maria Licitra, Laura Gallizzi, Marco Creuso, Raffaella Botta, Lisa Bescapè.

“Spazio educativo” a Fa’ la cosa giusta a Milano: luogo speciale, luogo di tutti

Da molti anni si parla di didattica speciale: luoghi speciali, tempi speciali, contenuti speciali, competenze speciali. Forse si può pensare di assumere le differenze come “proprium” della classe, non un aspetto da “specializzare” e da collocare, a volte relegare in luoghi separati. Forse si può capovolgere il ragionamento e provare a fare di quei “luoghi speciali” luoghi per tutti, in cui tutti transitano e provano ad apprendere e a convivere, ognuno con le proprie differenze. È l’esperienza del liceo Parini che ha strutturato uno “spazio educativo” per tutti al centro della scuola.

Durante il laboratorio in fiera, docenti e alunni del Parini hanno raccontato e fatto sperimentare che cos’è lo “Spazio Educativo” che sta al cuore del liceo.

“Spazio educativo”: «Nostra eccellenza didattico-educativa»

Lo spazio educativo rappresenta una buona pratica e una eccellenza didattico-educativa del nostro liceo – ha spiegato il dirigente Trezzi costituendo una modalità innovativa nel tema dell’inclusione, che al momento non ha eguali sul territorio. L’obiettivo a tendere potrebbe essere quello di aprirsi a una didattica universale, superando progressivamente la distinzione tra didattica speciale e didattica curricolare. Attualmente siamo l’unica scuola superiore che l’ha realizzato. In sintesi, lo spazio educativo è un ambiente di apprendimento aperto, interattivo e inclusivo, con sede fisica in diverse aule-laboratorio dislocate nella sede di Seregno di via Gramsci e nel plesso di Lissone. Lo spazio educativo è programmaticamente in fieri e offre alle alunne e agli alunni – con o senza disabilità – varie occasioni per lavorare insieme e realizzare progetti anche oltre il confine del gruppo-classe di appartenenza. Nello spazio educativo, infatti, si entra come persone che fanno consapevolmente parte di una comunità di pratiche e che affrontano un percorso didattico-educativo basato sulla laboratorialità, per realizzare degli obiettivi condivisi”.

Poi ha precisato: “Le attività proposte tengono conto delle attitudini, degli interessi, delle diverse caratteristiche-competenze emotive e relazionali dei singoli alunni. Nello spazio educativo possono essere svolte simultaneamente diverse attività guidate in piccoli gruppi, che hanno molteplici occasioni di confrontarsi tra loro, scambiandosi esperienze e conoscenze. In alcuni momenti della mattinata, più alunni con disabilità possono svolgere attività individualizzate, collaborare in attività in piccolo gruppo con i compagni di classe oppure partecipare a laboratori appositamente organizzati, che prevedono anche la partecipazione di gruppi di alunni di classi diverse dell’istituto”.

“Spazio educativo”: «Ognuno contribuisce in base a cio che è»

Ognuno dà il proprio contributo in base a ciò che è e a ciò che sa fare – ha concluso Trezzi per crescere nell’autonomia personale, nelle relazioni, nella sfera affettiva e cognitiva, insieme al gruppo di cui si sente parte. Lo spazio educativo, come attivazione della zona di sviluppo prossimale, un intuizione del grande psicologo Lev S. Vygotskij, un spazio laboratoriale dove ognuno migliora sé stesso mutualmente, in stretto rapporto con gli altri, siano i coetanei o gli insegnanti”.