La Reggia di Monza cerca progetti per il recupero e il rilancio del Centro Rai

La Reggia di Monza ha aperto una manifestazione di interesse per cercare eventuali progetti che rilancino e recuperino il Centro di controllo della Rai dismesso a fine 2018.
MONZA sede Rai
MONZA sede Rai Fabrizio Radaelli

Contatti con la Rai per ridare alla televisione nazionale gli spazi dismessi nel Parco di Monza ci sono stati, ma il Consorzio intanto vuole verificare se ci sono altri soggetti interessati a utilizzare e prendere in concessione l’ex centro di controllo RaiWay.

Lo fa con una manifestazione di interesse aperta il 22 maggio e in scadenza tra una manciata di giorni, venerdì 7 giugno: entro quella data chiunque voglia impegnarsi a prendere casa negli spazi progettati da Gio Ponti dovrà depositare il suo progetto al Consorzio Villa reale e Parco di Monza offrendo almeno un euro in più dei 140mila euro di concessione annuale previsti dalla Reggia.

LEGGI l’ipotesi di RaiCom

La manifestazione di interesse è la procedura stabilità poche settimane fa, il 16 maggio, per “procedere all’individuazione di operatori economici interessati ad essere invitati all’affidamento in concessione”, scrive il bando: “Alla successiva procedura negoziata saranno invitati solo gli operatori economici che avranno presentato la propria candidatura e saranno in possesso dei requisiti richiesti. Resta fermo che il presente avviso non costituisce impegno per il Consorzio a procedere alla successiva gara” il che significa che chi vuole bussare lo faccia, ma non è scontato che il centro ex Rai venga affidato. “Con il presente avviso quindi non è indetta alcuna procedura di affidamento e, pertanto, non sono previste graduatorie, attribuzioni di punteggi o altre classificazioni di merito” chiarisce la Reggia, perché la procedura ha “l’unico scopo di comunicare all’Amministrazione la disponibilità ad essere inviatati a presentare l’offerta”.

I criteri individuati per l’eventuale secondo invito sono un progetto di gestione , la destinazione d’uso e la valenza turistica e di apertura pubblica. Nel primo caso “sarà valutato lo studio di fattibilità economico e finanziario concernente la sostenibilità del progetto e di un progetto di massima degli interventi di recupero, qualificazione e messa a norma del fabbricato” con cronoprogramma degli interventi ed elaborati tecnici, oltre a un piano economico-finanziario previsionale e informazioni su “finanziamenti propri, provenienti da terzi o da sponsor, per la gestione del progetto e per i lavori di adeguamento dell’unità immobiliare”. Tutto questo vale un massimo di 30 punti sui 70 disponibili, mentre 20 sono riservati a “destinazione d’uso funzionale alla collettività: saranno valutati gli aspetti identitari del progetto, la capacità di creare valore aggiunto per la comunità (intesa come insieme di residenti ed ospiti), la sostenibilità ambientale, l’accessibilità e fruibilità del bene”. Altri 20 punti riguardano infine la “valenza turistica ed orientamento alla socialità di cittadini ed ospiti: saranno valutati la capacità di costruire occasioni di socialità, di godimento dello spazio pubblico, l’originalità di eventuali servizi integrativi offerti ad esclusivo onere del futuro concessionario”.