Lei è un’avvocatessa milanese di quarant’anni con studio nel capoluogo lombardo che a marzo 2014 era già stata aggredita nel suo studio da uno sconosciuto che l’aveva colpita alla testa con un martello. Dalla mattina di lunedì 13 ottobre un nuovo agghiacciante giallo avvolge la donna che secondo quello che ha riferito agli inquirenti da un letto dell’ospedale Manzoni di Lecco è stata prima rapita a Monza, dove si trovava per lavoro, da uno sconosciuto che avrebbe seviziata e anche cercato di strangolarla con i cavi dell’auricolare per poi costringerla a girovagare con lui fino a costringerla a buttarsi nel burrone con la Peugeot station wagon di proprietà con la quale hanno girato per la bergamasca e il lecchese.
Nel tardo pomeriggio l’epilogo della giornata di orrore. Lo sconosciuto la costringe a fermarsi sul ciglio della strada a ridosso di un bosco a Vendrogno, nel lecchese e precisamente in Muggiasca. «Adesso ti butti di sotto con l’auto, così sembrerà un incidente» le ha detto, costringendola a buttarsi nel dirupo per poi dileguarsi. Un volo di una decina di metri per fortuna attutito dalla boscaglia. La donna, sotto choc, riesce a cavarsela e pur ferita trova le forze per raggiungere la strada e chiedere aiuto a un automobilista di passaggio.
Di lì a pochi minuti gli agenti della questura di Lecco raccoglieranno la cronaca del terrore raccontata dall’avvocatessa che al “Manzoni” di Lecco ha vicino il marito. Le indagini sono state avviate a tutto campo e gli inquirenti stanno verificando tassello dopo tassello il racconto della donna.