Una fondazione europea della montagna, che raggruppi i Club alpini del continente e le associazioni che si occupano di montagna, con l’obiettivo di diventare un interlocutore e di creare una massa critica sulle decisioni riguardanti le Terre alte prese a Bruxelles.
È la proposta lanciata ai sodalizi stranieri e alle associazioni dal Club alpino italiano nella sessione di chiusura del 99° Congresso nazionale del Cai, che si è tenuto a Udine dal 20 al 22 settembre.
Il congresso ha visto la partecipazione di oltre 130 rappresentanti del Cai da tutta Italia. Sono poi intervenuti i rappresentanti dell’Union Internationale des Associations d’Alpinism, dei Club alpini di Gran Bretagna, Slovenia e Turchia e di altre associazioni che si occupano di ambiente e territorio come Touring club italiano, Legambiente e Wwf, Società speleologica italiana, Agesci.
«È da tempo che lavoriamo per unire a livello europeo le associazioni alpine – ha dichiarato il presidente generale del Cai, Umberto Martini – Per essere incisivi nelle nostre azioni a tutela della montagna e dei popoli che la abitano, abbiamo bisogno di una rappresentanza che operi a livello comunitario. Per creare questo nuovo soggetto istituzionale c’è un percorso da seguire, il nostro intento comune è che gli abitanti delle Terre alte siano considerati anche nelle politiche dell’Unione europea cittadini di serie A non di serie B».
Il progetto “Fondazione europea delle montagne” è stato illustrato nel dettaglio dall’ex Presidente della Sezione CAI di Torino Roberto Ferrero. «Dal punto di vista tecnico l’ipotesi delle Fondazioni operanti a Bruxelles, ancora al vaglio della Comunità europea, deve raggruppare associazioni degli Stati membri che perseguano obiettivi di pubblica utilità, ad esempio occupazione, ricerca e tutela dell’ambiente. Si tratta di scopi che il Cai e gli altri sodalizi stranieri perseguono quotidianamente nella loro attività».