«Dopo mesi di sollecitazioni, estenuanti tavoli di lavoro e trattative ce l’abbiamo fatta». Non nasconde l’entusiasmo il presidente dell’associazione Salvagente, Mirko Damasco, che venerdì 3 febbraio ha incassato uno dei risultati più importanti degli ultimi mesi. «Oggi la Regione Lombardia ci ha scritto per informarci che è stato ordinato a tutte le strutture sanitarie della regione di applicare il modello Ospedali aperti, da noi fortemente voluto e sostenuto», aggiunge Damasco.
A tre anni dall’inizio della pandemia e visto il cessare dell’emergenza contagio, l’associazione ha chiesto (e ottenuto) l’apertura dei reparti ospedalieri ai famigliari cargiver di donne partorienti, pazienti in fin di vita, ultraottantenni e bambini.
Ospedali e aprenti, come funziona
«Questo significa – aggiunge il presidente di Salvagente – che da oggi nessuno potrà più negare il diritto di accesso negli ospedali lombardi. È un traguardo importantissimo ed è la prima volta nella storia della Repubblica italiana che viene applicato agli ospedali italiani un simile modello».
Una battaglia che l’associazione, insieme ad Avvomamma, sta portando avanti da tempo. «Piangiamo di gioia e di rabbia per tutti quelli che si sono visti negare il diritto di assistere un loro famigliare ricoverato nei mesi passati, che non hanno potuto stringere per l’ultima volta le mani di un parente che poi è mancato. Per i padri che non hanno visto nascere i loro figli, che hanno dovuto aspettare a casa una telefonata che non arrivava mai».
Ospedali aperti ai parenti: nuova sfida l’Italia
Vinta la battaglia in Lombardia l’associazione Salvagente intende ora continuare il proprio impegno, «per riaprire tutti gli ospedali, di tutta Italia».
Dunque da oggi l’accesso sarà sempre garantito agli accompagnatori di pazienti minorenni, agli accompagnatori delle donne in gravidanza anche nelle fase di travaglio, parto e postpartum. Ma anche ai cargiver di grandi anziani over 80, allettati, pazienti disabili e limitati da barriere linguistiche. Per i famigliari di pazienti minorenni, partorienti e malati in fin di vita l’accesso sarà garantito per tutta la durata del ricovero, anche per prestare assistenza notturna. L’unico obbligo imposto ai visitatori è l’utilizzo della mascherina ffp2 durante le visite.