Gli affreschi dell’ex monastero,presentato il libro su Brugora

Gli affreschi dell’ex monastero,presentato il libro su Brugora

Besana – Sono stati recuperati dal degrado i cicli pittorici dell’età moderna del refettorio, del chiostro, dell’aula monastica e di quella che era la chiesa pubblica dell’ex monastero benedettino femminile di Brugora. Le due campagne di restauro, dal 1989 fino al 2005, sono state realizzate in primis dal Rotary Club Seregno-Desio-Carate, quest’anno presieduto dalla caratese Carmen Motta, e dalla Fondazione Giuseppina Scola. Per quanto riguarda la chiesa pubblica, importante è stato il sostegno del gruppo di volontari del Comitato per la Festa dei Santi Pietro e Paolo. L’intervento generale trova spiegazione nel volume “La pittura nell’abbazia di Brugora dal Cinquecento al Settecento”, pubblicato sempre dal Rotary e dalla fondazione presieduta da Giuseppe Crippa, presentato, nella ex sala del coro, ieri sera da Simonetta Coppa, storico dell’arte e direttore della Soprintendenza per i beni artistici e storici di Milano, che ha diretto anche il restauro.

Gli affreschi tornati a nuova vita – Un lavoro minuzioso e prezioso che ha dato alle opere una collocazione storica, artistica e temporale per anni trascurata. Gli affreschi recuperati dallo stato di abbandono, insieme al restauro della sala del coro, rappresentano il più importante riferimento del periodo storico compreso fra il XVI e il XVIII secolo presente e Besana. Proprio il sindaco Sergio Cazzaniga ha sottolineato l’importanza di sostenere la cultura in momento non facile. Fondato nel 1102 da Eriberto Casati, il monastero benedettino dei Santi Pietro e Paolo è, infatti, dotato di una chiesa romanica, che conserva al suo interno affreschi e tele settecenteschi, un chiostro cinquecentesco e uno settecentesco. La struttura ha, dunque, origini medioevali, e fu monastero di suore benedettine sino al 1789, quando il monastero fu soppresso dalla Repubblica Cisalpina e i terreni e i fabbricati furono venduti alla famiglia Giussani.

La "Crocifissione" – Fra le opere presenti, la grande composizione, datata 1512, della “Crocefissione” nell’antico refettorio, che propone un tema iconografico consueto nei refettori conventuali con la Vergine sorretta dalle Marie dolenti, la Maddalena e Giovanni evangelista ai piedi del Cristo, il centurione, il soldati romani, San Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale, la sorella Scolastica, gli apostoli Pietro e Paolo, Francesco d’Assisi e Domenico Guzman, fondatori dei due maggiori ordini mendicanti. I riferimenti stilistici e culturali chiamati in causa dalla storiografia per la “Crocefissione” sono stati il Montorfano e il Bergognone. Il linguaggio della “Crocefissione” ritorna nella “Storie della Vergine e della Passione di Cristo” nell’aula monastica e nella “Imago pietatis” dell’altare maggiore della chiesa pubblica, pitture riconducibili alla bottega dello stesso maestro. Il ritrovamento nel 2003 sulla parete del tramezzo di una monumentale “Annunciazione” è il risultato più vistoso della campagna di restauri.
Federica Vernò