Il grande caldo, le vacanze in arrivo. E il cervello che fa fatica a carburare. Una situazione comune a molti e giustificata da diverse cause.
«Il cervello ha bisogno di ossigeno – spiega il neuropsicologo Giuseppe Alfredo Iannoccari, uno dei fondatori (a Monza) di Assomensana, associazione ora presente in varie regioni italiane in Svizzera – e l’ossigeno in questo periodo è più rarefatto e, quindi, meno disponibile. Inoltre, l’organismo per raffreddarsi richiede risorse in circolo nel nostro organismo che vengono anch’esse sottratte al cervello, organo che, per portare avanti i suoi compiti impegnativi, ha bisogno di molte energie. A ciò aggiungiamo fattori sociali come le maggiori occasioni per uscire, complici le giornate più lunghe, qualche sgarro alla dieta, una minor quantità e qualità di sonno. Tutte situazioni che vanno a svantaggio della capacità di concentrazione e di focalizzazione su un compito, della velocità di elaborazione delle informazioni e dell’attenzione».
Quando il cervello boccheggia: qualche esercizio
Come contrastare questi momenti di défaillance?
«Consiglio un’alimentazione più mirata – riprende Iannoccari – meno calorica, con piatti a base di frutta e verdura e poi ci sono esercizi da praticare, adatti a tutti, per dare una spinta al cervello».
Il primo esercizio è di velocità: prendete un testo qualsiasi. Leggete il più velocemente possibile e quando arrivate a un segno di interpunzione dite un numero in ordine progressivo. Esempio: Quel ramo del lago di Como, (1) che volge a mezzogiorno, (2) tra due catene non interrotte di monti,(3) e così via. In questo modo si agisce sulla velocità di lettura e si ha il compito di ricordare la successione dei numeri attivando “elettricamente” il cervello a mo’ di turbo. L’importante è non avere il minimo interesse alla comprensione del testo e aumentare via via i tempi di lettura: 15 secondi con dieci di pausa, poi 30 secondi, 45 secondi, un minuto sempre con dieci secondi di pausa.
Quando il cervello boccheggia: il pilota automatico per la “mente vuota”
Per contrastare il fenomeno della “mente vuota” quando nel cervello si attiva un “pilota” automatico che ci fa vagare, spesso in modo invadente, facendoci dimenticare oggetti e appuntamenti, il gioco consiste nel pensare a un oggetto qualsiasi e a cinque modi diversi di utilizzarlo.
Esempio: penna: per scrivere, come segnalibro, apriscatole, da morsicare, da lanciare. In questo modo si riprende in modo garbato il controllo della concentrazione chiamando in causa l’emisfero destro del cervello, sede della creatività e dell’introspezione.
Un altro facile esercizio da fare anche con amici e parenti è decidere una lettera dell’alfabeto e dire in due minuti il maggior numero di parole che iniziano con quella lettera. Un gioco che stimola la concentrazione e la fluenza verbale e fonemica.