Dall’università Bicocca un appello per il San Gerardo: «Non lasciamo soli i nostri medici»

Un appello forte alla solidarietà per l’ospedale San Gerardo di Monza è stato lanciato con una lettera ai colleghi delle università lombarde dalla Rettrice dell’Università Milano Bicocca, Giovanna Iannantuoni.
Giovanna Iannantuoni, rettrice Università Bicocca
Giovanna Iannantuoni, rettrice Università Bicocca

«Non lasciamo soli i nostri medici». È un appello forte alla solidarietà per l’ospedale San Gerardo di Monza quello lanciato con una lettera ai colleghi delle università lombarde dalla Rettrice dell’Università Milano Bicocca, Giovanna Iannantuoni.

Nella lettera la rettrice ricorda il legame forte tra l’università e l’ospedale San Gerardo che fin dalla fondazione di Bicocca è l’ospedale universitario di riferimento: «È un legame che negli anni ci ha permesso di portare avanti attività di ricerca e sperimentazione clinica svolte da personale universitario e medici ospedalieri – scrive la rettrice – attraverso la condivisione di strutture e competenze».

Iannantuoni ricorda il ruolo del San Gerardo a marzo, nel pieno dell’emergenza Covid: «La maggior parte dei pazienti accolti dal San Gerardo proveniva da altri territori. Un gesto di solidarietà che non mi stupisce – spiega – perché conosco i medici del San Gerardo, conosco il direttore generale, conosco molti degli infermieri che lavorano in quella struttura. Tanti sono giovani nostri laureati».

Ora però è il San Gerardo ad avere bisogno di aiuto, di un aiuto concreto, ma la solidarietà degli altri centri che in questa seconda ondata sono meno colpiti, tarda ad arrivare.

«Sapere che questa struttura è in sofferenza – prosegue – mi rattrista e mi lascia sgomenta. I posti letto destinati ai malati Covid-19 sono praticamente esauriti. Adesso abbiamo bisogno di un intervento deciso, anche da parte di altre strutture sanitarie. C’è bisogno di un gesto di solidarietà da parte degli altri ospedali della regione. È un appello che faccio come rettrice e come cittadina: non lasciamo soli i nostri medici. Dimostriamo di essere un territorio coeso, agiamo come Paese. Uniti».