Infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso: il Ministero dell’Interno attraverso le forze dell’ordine tiene costantemente monitorata la situazione. I rischi potenziali sono quelli legati alla cosiddetta Covid economy: come già evidenziato anche dal capo della Dda milanese Alessandra Dolci, gli interessi in questo periodo sono legati in primo luogo a aree connesse alle filiere produttive o ai servizi connessi alla pandemia. Non è un caso che, con quello licenziato nei giorni scorsi, siano già cinque i Report elaborati dall’”Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso”.
Al momento si parla di “rischi potenziali” che, “a decorrere dal marzo 2020, non si sono ancora tradotti in evidenze giudiziarie” ma hanno finalità preventive “per intercettare sul nascere le nuove minacce”.
Il quinto report ha concentrato l’attenzione sulla “spia” delle variazioni societarie registrate in Italia da marzo 2020 a febbraio 2021, confrontate con quelle relative all’analogo periodo precedente. L’analisi è stata effettuata per macro aree geografiche (Nord, Centro e Sud) e, con riferimento al periodo ottobre 2020 – marzo 2021, è stato realizzato anche un esame mirato su quattro province campione sui settori della ristorazione e alberghiero, tra i più colpiti dall’emergenza pandemica. Infatti, come richiamato anche da Dolci, i sodalizi criminali dispongono di ingenti somme di denaro, provento della loro attività illecita, che hanno interesse a riciclare in economia legale in particolare rilevando imprese e attività economiche in sofferenza.
Non solo, i sodalizi mafiosi c’è il rischio che tentino di approcciarsi agli imprenditori in crisi di liquidità proponendo loro misure di sostegno finanziario salvo poi subentrare prendendo il controllo oppure esercitando “forme oppressive di usura”.
Sono stati inoltre confermati tentativi dei gruppi criminali di accedere illecitamente alle misure di sostegno all’economia, “con modalità del tutto assimilabili a quelle adottate dalla più generale criminalità economico-finanziaria (falsificazione di documentazione fiscale, utilizzazione strumentale di società cartiere, coinvolgimento di esperti giuridico-contabili)” e di infiltrarsi nei servizi di sanificazione che interessano le strutture turistico-alberghiere e commerciali.
Per individuare sintomi di eventuali criticità a livello locale sono stati esaminati i codici Ateco della ristorazione e dell’alloggio, verificando il numero di variazioni societarie e il numero di soggetti coinvolti in tali variazioni evidenziando quelli “sospetti” per reati spia (concentrazioni di cariche, soggetti entrati sul territorio nazionale in tempi e con modalità che potrebbero denotare l’intento di eludere la normativa antimafia ovvero destinatari di misure di prevenzione).
Ebbene, nelle quattro province selezionate sono stati individuati 193 soggetti coinvolti in variazioni societarie che presentano profili di criticità diretta. Nel periodo Covid è emerso anche un trend in aumento delle società destinatarie di un provvedimento interdittivo antimafia: 822 le società interdette tra marzo 2019 e febbraio 2020, 902 tra marzo 2020 e febbraio 2021 (+9,7%). E le società interdette che hanno registrato variazioni sono aumentate del 47 % (con la Lombardia sempre presente per numero fra le prime 5 regioni italiane). I settori più interessati da variazioni societarie sono l’immobiliare e il commercio all’ingrosso, mentre, nelle società colpite da interdittiva, quelli di edilizia e costruzione e, ancora, di commercio all’ingrosso. Il settore della ristorazione è comunque, in entrambi i contesti, fra quelli più interessati.