Condannato dal Covid-19 e per tre volte sopravvissuto: c’è chi parla di miracolo, la storia del lissonese Del Grossi in un libro

L’ingegnere 53enne Alberto Del Grossi è stato dato tre volte in punto di morte, ma è sopravvissuto.. Per lui si è mobilitata anche una catena di preghiera che ha coinvolto centinaia di persone. Don Giacomo Rossi: «Senza vergogna e liberamente si può parlare di miracolo». La sua storia in un libro che è già stato consegnato a papa Francesco.
La dottoressa Michela Bombino, dirigente reparto terapie intensive col lissonese Del Grossi
La dottoressa Michela Bombino, dirigente reparto terapie intensive col lissonese Del Grossi Paolo Volonterio

Tre volte in punto di morte con poche ore di vita, tanto che i medici del San Gerardo di Monza hanno informato la moglie Chiara Perrone, medico geriatra agli istituti clinici Zucchi, «tenga il telefono sul comodino. Purtroppo suo marito potrebbe non superare la notte. Il quadro clinico continua a peggiorare. Abbiamo fatto tutto quanto possibile per fermare il degrado, ma non c’è stato verso, potrebbe essere questione di ore».

E per tre volte la ripresa e il ritorno alla vita fino alla guarigione completa da Covid-19 di Alberto Del Grossi, che ha raccontato la sua dolorosa esperienza con lieto fine in un libro. Nelle 250 pagine di “Eccomi! Storia di una preghiera virale”, edizioni Ares, che “il Cittadino” ha ricevuto in anteprima e che sarà in distribuzione dalla prossima settimana, ma già nelle mani di papa Francesco, consegnatogli nell’udienza di due mercoledì fa e presente alla libreria del “Meeting di Rimini” , c’è la storia della malattia di Alberto. Della discesa fino al bordo e poi la risalita.

«In molti hanno definito la mia guarigione un miracolo – ha detto l’autore – e lo credo anch’io».

Condannato dal Covid-19 e per tre volte sopravvissuto: c’è chi parla di miracolo, la storia del lissonese Del Grossi in un libro
Alberto Del Grossi, 53 anni, autore di “Eccomi!”, storia di una preghiera virale

“Eccomi!”, effettivamente, potrebbe essere la storia di un miracolo. Ma non solo. È anche la storia di un’onda di preghiera che ha coinvolto centinaia, forse migliaia di persone, che hanno dedicato qualche minuto o molte ore della loro vita a invocarlo, questo miracolo. Sì, perché quello che è accaduto, è che attorno alla sua malattia si è aggregato un movimento di persone, la maggior parte delle quali sconosciute, che ha chiesto a Dio che quel bordo Alberto non lo superasse. Un fenomeno che può benissimo essere definito “virale”.

Alberto Del Grossi, 53 anni, nato a Milano il 29 giugno 1968, ma residente a Lissone, sposato con Chiara, padre di tre figli Tommaso, 23 anni, Matteo 22 e Giacomo 18, è ingegnere meccanico in una primaria ditta brianzola di utensili, appassionato di cucina tanto da essere pronto a partecipare a Masterchef con la specialità del risotto. Ha avvertito i sintomi del virus il 13 marzo 2020, e da lì l’inizio del calvario. Pronto soccorso, ricovero nel reparto Covid, trasferimento in malattie infettive, quindi terapia intensiva il 30 marzo, embolia polmonare il 31, il 1 aprile la dottoressa Michela Bombino del San Gerardo informa la moglie Chiara che Alberto sta morendo «il cuore destro non funziona più e l’unico estremo tentativo ancora possibile è quello di metterlo in collegamento Ecmo veno-arteriosa (circolazione extracorporea)». E intanto la catena di preghiere degli amici si estendeva ai monasteri di clausura italiani, alle suore in Benin, a Betlemme, ai frati della Terra Santa. Il 12 aprile, Pasqua del Signore, la svolta. Il 28 aprile i primi passi, il 19 maggio il ritorno a casa.

In una nota della prefazione don Giacomo Rossi, parroco dei santi Pietro e Paolo in Lissone ha scritto tra l’altro: «Mi colpisce molto il coraggio di Alberto e Chiara nell’affrontare l’esperienza dell’affido: non solo per la forza che serve a continuare a crescere dei figli piccoli quando i propri sono ormai grandi, ma anche il coraggio che ci vuole a lasciarli andare quando il compito è finito. È la stessa forza e determinazione con cui questa storia potrebbe sembrare la vicenda fortunata di una terapia che, pur avendo sfiorato un punto di non ritorno, alla fine ha funzionato, dal punto di vista di chi ha vissuto o partecipato a questa esperienza. Che cosa abbia guarito Alberto non lo sappiamo con certezza, ma di certo l’uomo è più complesso e misterioso di una macchina da aggiustare e questo libro lo racconta benissimo. In questa guarigione si intravede quel Mistero che, se ci guardiamo nel profondo, vediamo abitare anche in ciascuno di noi. E alla fine, liberamente e senza vergogna si può chiamare miracolo».