Per chi, già da aprile, potrebbe vedersi chiudere l’ufficio postale vicino a casa c’è ancora qualche speranza. Stiamo parlando dei residenti di quei Comuni della Brianza ai quali il piano aziendale di Poste Italiane vuole togliere i presidi. Si tratta, in particolare, dei Comuni o frazioni di Agrate Brianza, Vimercate, Capriano, Zoccorino e Agliate. Qui, per mettere una pezza su un restyling – ne abbiamo già parlato nelle scorse settimane – molto discusso e penalizzante per i cittadini, potrebbero arrivare presidi itineranti o potrebbero aprire sportelli all’interno degli uffici comunali o delle scuole. Quantomeno questa è l’intenzione della Regione. Queste sono le proposte che Maroni porterà a Roma al ministero dello Sviluppo economico sul tavolo del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli.
Questo è il contenuto della risoluzione che il consigliere Marco Tizzoni (lista Maroni Presidente) presenterà al Pirellone martedì prossimo e che, facendo i dovuti scongiuri, sarà approvata da tutti. Perché quella contro il piano aziendale di Poste Italiane che, di fatto, nega un servizio pubblico, è una protesta bipartisan: partita da Lega e Partito democratico, passando per i sindacati e per la stessa Anci Lombardia, è stata cavalcata da tutti. Un’unanimità che dovrebbe “investire” Maroni di un potere contrattuale più forte con Roma. Detto ciò, lo ha già fatto capire a chiare lettere l’azienda, sarà difficile che Poste faccia un passo indietro. Potrebbe però – e questo è ciò che auspicano anche i sindacati sul territorio – metterci una pezza: con qualche ufficio itinerante magari un paio di volte a settimana (come si faceva una volta) o sfruttando i locali dismessi o vuoti di qualche altro ufficio pubblico. Non solo, l’azienda, prima di prendere decisioni che tocchino i servizi ai cittadini, dovrà concertare con Regione e Comuni.«Poste non si può comportare come un’azienda privata», chiosa Tizzoni.