C’era il gruppo Catalin, con il leader che sceglieva obiettivi e modalità del colpo. La banda di Cocos, capeggiata da un 30enne con cinque identità diverse, e infine il gruppo di Samir, criminale «particolarmente pericoloso», come lo definiscono i carabinieri perché, in caso di fuga, non si fermava dinanzi a nulla. Tantomeno di fronte alle pattuglie delle forze dell’ordine, che non esitava a speronare. Sono otto in tutto le persone sono state arrestate sabato mattina all’alba, a conclusione di un’inchiesta coordinata dalla Procura, e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza, comandati dal maggiore Giuliano Gerbo, contro una gang di rapinatori dediti a colpi contro negozi e grandi centri commerciali colpiti con la cosiddetta tecnica della “spaccata”.
Gli indagati sono stati catturati in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal Gip di Monza. Le accuse riguardano il reato di associazione a delinquere per la commissione dei reati di rapina e furto aggravato in concorso. Sono più di 50 gli episodi su cui sono sospettati i malviventi, compiuti nelle province di Milano, Monza Brianza, Bergamo, Como e Brescia. Tra questi, anche colpi commessi ai danni di esercizi commerciali di Monza e provincia. L’Iper di via della Guerrina, colpito il 10 agosto 2013, il Carrefour di Giussano, oltre a quelli di Paderno Dugnano e Limbiate, il Gigante di Villasanta, il negozio Maxi Sport di Lissone, il Saturn di Verano Brianza, e l’Esselunga di Varedo. Telefonia, hi-tech, la merce più ricercata dai delinquenti, seguita da preziosi e abbigliamento. In certe occasioni, si concentravano anche su bar e concessionari auto. In quest’ultimo caso, i furti avvenivano per procurarsi le vetture da utilizzare come auto ariete e sfondare saracinesche e vetrate dei grandi esercizi commerciali, come appunto, centro commerciali, ipermercati, e grandi magazzini in genere. Quando, infatti, non erano sufficienti spranghe e mazzette da muratore, i criminali badavano al sodo e sfondavano direttamente entrando nelle gallerie dei centri commerciali sfondando con la macchina. In molti casi, i danni più rilevanti, per i titolari, derivano proprio dalle spese necessarie per riparare i danni delle cosiddette “spaccate”.
Gli indagati sono di etnia Rom, ed erano divisi in tre bande, fatte di capi e ”manovalanza”, arruolata volta per volta in vari campi nomadi, in base alla “pianificazione” dei furti, secondo quanto hanno spiegato in una nota i carabinieri di Monza.
Il cosiddetto “gruppo Catalin”, contava su 9 membri, faceva capo ad Achim Gheorghe Nicolae, detto “Catalin”, appunto, l’uomo che «individuava gli obiettivi». Questa banda aveva base a Trezzo, e si spostava per i colpi nella provincia di Monza, ma anche in quella di Bergamo. Aveva il suo leader in Nicolae Covaci, invece, la banda “Cocos”, chiamata così dal soprannome del suo capo. Ventinove anni, già identificato con cinque diverse identità. Spiegano i militari: «Si tratta di un soggetto di elevata caratura criminale che, nel corso delle indagini, è risultato attorniato da un folto numero di connazionali impegnati con lui, a vario titolo, nella realizzazione di numerosi furti perpetrati nelle province di Monza e Brianza e Milano. Il gruppo, quando non impegnato nei delitti, è essenzialmente stanziante nei comuni di Cinisello Balsamo, e Sesto San Giovanni, ove hanno sede gli insediamenti di campi nomadi nei quali la maggior parte dei componenti dimora». Era un uomo di Cocos, invece, anche ”Samir”, al secolo Dobrin Carp, il numero uno della terza banda individuata e sgominata dai carabinieri del Nucleo monzese.
Lavorava con Cocos, «fino ad acquisire una sua autonomia come capo di un’associazione a se stante, dotata di una propria autonomia decisionale e di intervento». Il legame con il gruppo di origine, tuttavia, non si scioglie, e viene mantenuto «attraverso i rapporti esistenti tra Samir e altri soggetti gravitanti attorno alla figura di Cocos». «Particolarmente pericoloso», viene definito Samir. Uno senza scrupoli, perché in caso di fuga «incapace di fermarsi dinanzi a nulla e tantomeno di fronte alle pattuglie delle forze dell’ordine da lui speronate». Inoltre, «ha mostrato di essere particolarmente versatile, perché capace di adattarsi e collaborare con i membri anche del gruppo di Catalin». Dall’Arma, fanno notare, come la provincia di Monza, particolarmente ricca di eserczi commerciali, è risultata quella colpita indistintamente da tutti e tre i gruppi criminali.
Federico Berni